Il Pd si spacca anche sull’eutanasia. Volano stracci dopo l’astensione della consigliera regionale Anna Maria Bigon, che ha contribuito a fermare la proposta di legge sul fine vita in Veneto. Così mentre il gruppo consigliare del Partito democratico si riuniva «per un chiarimento» con la diretta interessata, al “ritiro” dem a Gubbio la segreteria Elly Schlein sparava a zero la consigliera veronese per non essere uscita dall’aula, come richiesto dal gruppo, al momento del voto sul fine vita, contribuendo a non far passare il dispositivo che era appoggiato da Zaia. «È un’occasione persa. Che la destra abbia sconfessato Zaia non stupisce, ma è una ferita che ci sia stato un voto del Pd. Se il gruppo del Pd vota a favore e ti chiede di uscire dall’aula, è giusto uscire dall’aula, perché l’esito di quella scelta ricade su tutti».



L’ex ministro Graziano Delrio, esponente dell’ala popolare e cattolico-democratica, ora minaccia attraverso i microfoni dell’Avvenire: «Se Bigon sarà punita, mi autosospenderò dal Pd. La libertà di coscienza non può mai essere sovrastata dalla disciplina di partito. Se si vuole cambiare la linea sul fine vita, serve una discussione e non un voto in Veneto». L’affondo di Schlein ha sorpreso: «Lo dico con molta chiarezza: su questi temi mai, e ripeto mai, la disciplina di partito può sovrastare la libertà di coscienza», attacca il senatore dem.



DELRIO SU FINE VITA “NON SI POSSONO AVERE 20 LEGGI REGIONALI, SI RISCHIA IL CAOS”

Graziano Delrio concorda con la posizione della consigliera regionale veneta Anna Maria Bigon nel merito e nel metodo, ma precisa che la libertà di coscienza vale anche per chi non la pensa come lui. «La priorità assoluta per rispettare le sofferenze delle persone è recepire la sentenza della Corte costituzionale, ma è ridicolo pensare che possano esistere 20 leggi regionali sul fine vita. Sarebbe il caos». Quindi, attuare la sentenza della Consulta vuol dire trovare «equilibrio tra il diritto alla vita e la libertà di rifiuto delle cure». Spetta al Parlamento, sottolinea Delrio, il compito di tradurre in legge le disposizioni della Corte costituzionale. Invece, a Zaia suggerisce di adoperarsi con una delibera di Giunta, anziché trascinare il Consiglio regionale in un atto legislativo che compete al Parlamento nazionale adottare. Ma il senatore gli consiglia anche di «rivolgersi al suo partito, ai deputati e senatori veneti della Lega, e chiedere di riaprire in Parlamento il confronto sulla proposta di legge che abbiamo votato nella scorsa legislatura alla Camera».



Per quanto riguarda la linea del Pd, Delrio ricorda all’Avvenire che «è sintetizzata nell’unanime sostegno alla proposta di legge Bazoli su cui ho fatto la dichiazione di voto in Aula alla Camera a nome di tutto il partito». L’auspicio dell’ex ministro è che l’attacco di Schlein a Bigon non sottintenda un tentativo di modificare la linea del partito: «Spero di no. Ma nel caso, la linea di un partito si cambia con una discussione nei luoghi deputati, non dicendo a una consigliera regionale di uscire dall’Aula così da far passare una legge». A proposito di eventuali provvedimenti contro la consigliera regionale, Delrio minaccia: «Se Bigon fosse sospesa, mi autosospenderei anch’io dal partito. E ripeto: non solo perché condivido la scelta della nostra consigliera regionale, ma perché agirei allo stesso modo nei confronti di qualsiasi collega di partito che fosse “punito” per aver esercitato la propria libertà di coscienza su un tema sensibile».