Giovanni Razzano, docente ordinario di Diritto costituzionale Università La Sapienza, nonché membro del Comitato nazionale di bioetica, ha pubblicato una riflessione sull’eutanasia e, soprattutto, sulle cure palliative sulle pagine del quotidiano Il Mattino. Un parere motivato dalle numerose posizioni assunte nell’ultimo periodo da esperti e politici, sulla necessità di introdurre leggi per consentire anche in Italia la morte medicalmente assistita.



Prima di ragionare di eutanasia, però, secondo Razzano, sarebbe necessario, seguendo peraltro il parere dello stesso comitato di cui fa parte, “promuovere il diritto alle cure palliative, che effettivo ancora non è”. Si tratta, ricorda, di cure che “offrono un pallium, un mantello,  per recare sollievo non solo ai sintomi della malattia, ma a tutti gli aspetti fisici, psichici, sociali e spirituali della cura”. A poco nel corso degli ultimi in cui si discute di eutanasia, è servita, spiega Razzano, “la legge 38 del 2010 e l’inserimento delle cure palliative e della terapia del dolore nei Lea, i livelli essenziali di assistenza” che devono essere offerti sul territorio nazionale.



Razzano: “Prima di pensare all’eutanasia, si garantisca il diritto alle cure palliative”

Sull’eutanasia e sulle cure palliative, sottolinea ancora Razzano, è intervenuta anche la Corte costituzionale nella sentenza 242 del 2019, in cui si riconoscere ai percorsi palliativi “un pre-requisito della scelta, in seguito, di qualsiasi percorso alternativo da parte del paziente”, peraltro indicate da uno studio come metodo certo per ridurre le richiese di morte assistita. Differentemente, precisa la Corte, “si cadrebbe nel paradosso di non punire l’aiuto al suicidio senza prima avere assicurato l’effettività del diritto alle cure palliative”.



Non solo, perché le cure palliative, spiega ancora Rozzano, a differenza dell’eutanasia, sono indicate dalla Corte come “una priorità assoluta per le politiche della sanità”. Eppure, la realtà è che “sono ancora troppi coloro che non possono avvalersene”, nonostante, nuovamente, anche “l’Organizzazione mondiale della sanità [le] considera fondamentali per garantire la dignità e la qualità di vita dei pazienti“. A fronte di tutto questo, conclude Rozzano, “sorprende tanta solerzia nel garantire ‘tempi certi'” per l’eutanasia anche a coloro che “magari, non hanno neppure avuto la possibilità di ricevere cure palliative o servizi di assistenza psicologica che promuovano ogni azione di sostegno al paziente”.