SUICIDIO ASSISTITO IN TEMPI CERTI: DOPO IL VENETO ANCHE LA LIGURIA FA PARTIRE L’ITER.

Dal Veneto alla Liguria, il Governatore Giovanni Toti, pur se nel Centrodestra, sostiene la proposta di legge sui tempi più certi per il suicidio assistito: dopo il ko della legge votata da Zaia per un solo voto di differenza (decisiva l’astensione della consigliera Pd Annamaria Bigon, tanto che è stata “silurata” dal ruolo di vicesegretaria provinciale a Verona per quel motivo, ndr) è la Liguria a provarci attivamente con una specifica proposta di legge nata presso l’Associazione Luca Coscioni in merito alla sentenza della Consulta sul Fine Vita (caso Dj Fabo-Cappato nel 2019).



Sono almeno 10 le Regioni che hanno accettato i primi iter sul progetto di legge ma è la Liguria di Toti quella che sembra più avanzata nel portare nei prossimi mesi in Consiglio un voto similare a quello del Veneto: «Sono un liberale, di educazione cattolica, e non voglio inoltre che altri decidano per mio conto su temi etici cruciali», così al “Corriere della Sera” commenta lo stesso Presidente di Regione Liguria, ex Forza Italia oggi con “Italia al Centro” dentro a Noi Moderati. Dopo una doppia bocciatura presso l’Ufficio di presidenza del Consiglio ligure, il “caso Veneto” ha smosso le acque portando ora una nuova proposta sottoscritta dalle opposizioni, ovvero Pd, M5S e Lista Sansa: a breve deve iniziare l’iter in commissione Sanità e poi passerà in Consiglio regionale per il voto finale. La proposta prevede, esattamente come nel Veneto, che vi siano stabiliti tempi certi e brevi (massimo 3 mesi) per far scattare e applicare le procedure sul suicidio assistito, fissate già dalle regole della Consulta.



COSA HA DETTO IL GOVERNATORE TOTI: “IO VOTEREI A FAVORE COME ZAIA”

«Personalmente», ha detto ancora il Governatore Toti al “Corriere”, «anche io come Zaia voterei a favore, ma sulle questioni etiche a ognuno deve essere garantita piena libertà e pertanto ritengo non debbano esserci rigide discipline o diktat di partito». Nella maggioranza ci sarà libertà di voto dato che anche nella sua lista civica sono divisi sul tema dell’eutanasia: «alcuni sono cattolici conservatori, altri di formazione più socialista. Pure nella Lega esistono fronti differenti». In Liguria, ammette Toti, è difficile che passi la legge sul Fine Vita, ma altrove potrebbe essere accolta: «si costringerà il Parlamento a intervenire, per evitare il caos della transumanza da una regione all’altra di chi ha bisogno», conclude il Governatore. In Liguria sono stati raccolti 6.900 testamenti biologici e 18.535 firme per il referendum sul fine vita, informa il “Corriere” e un’eventuale legge locale «non aggiungerebbe nuovi diritti in materia di suicidio assistito ma modalità e tempi certi per attuarlo».



PRO VITA & FAMIGLIA CONTRO TOTI: “DERIVA RADICALE PER LA MORTE DI STATO”

L’uscita di Toti aprendo sulla legge pro-eutanasia in Liguria, sebbene con le garanzie di un pieno voto in libertà senza indicazioni di partito per quanto riguarda l’intero Centrodestra (a differenza delle sinistre che invece hanno “epurato” chi di loro non aveva seguito la scelta centrale del partito, ndr), ha scatenato le ire di diverse associazioni cattoliche. In primis, è la onlus Pro Vita & Famiglia a prendere posizione contestando il passato di Toti speso a favore della difesa della vita: «Il centrodestra ha ora un’altra serpe in seno radicale, dopo Zaia in Veneto, pronta a tradire la volontà degli elettori: il presidente della Liguria Giovanni Toti. Lo stesso Toti che in campagna elettorale aveva firmato il nostro Manifesto Valoriale impegnandosi a tutelare la vita dal suo concepimento alla morte naturale».

Il duro commento è a firma Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus: secondo l’associazione pro-life, le voci interne al Centrodestra che aprono a leggi sul Fine Vita – sebbene siano ridotte nei contenuti non distanziandosi dallo schema della Consulta – se ne «infischiano dei possibili vizi di legittimità, volendosi sostituire allo Stato». Per Pro Vita inoltre, la Liguria di Tori «Vuole forse spalancare le porte ad uno Stato disumano che procura la morte di chi è fragile, solo, indifeso e improduttivo per l’economia e la società. Perché è questa la drammatica natura dell’eutanasia e del suicidio medicalmente assistito che si vuole portare avanti con la proposta di legge nella Regione Liguria». Coghe si appella alla maggioranza presente in Liguria affinché la proposta venga cassata, come del resto avvenuto in Veneto solo un mese fa: «I cittadini liguri, come quelli veneti, infatti, hanno votato gli schieramenti di centrodestra perché condividono ideali e promesse da sempre in netta contrapposizione all’eutanasia». La strada alternativa da seguire è sempre la medesima, quella invocata anche dalla stessa Chiesa Cattolica: «incentivare le cure palliative, gli Hospice, l’assistenza alle famiglie delle persone fragili e la vera attuazione della legge 38/2010», conclude la nota di Pro Vita.