Per la seconda volta nella stessa Regione, le Marche, il Tribunale dà disposizione di verificare le condizioni per poter applicare la sentenza della Corte Costituzionale sul suicidio assistito: succede ad Ancona dove l’ordinanza del giudice, dopo il caso di Mario (tetraplegico da 11 anni che chiede il suicidio assistito, decisione “congelata” in attesa di capire quale farmaco da utilizzare), prende in considerazione un altro caso simile, Antonio (altro nome di fantasia).



Dopo l’udienza del 18 gennaio scorso, i giudici del Tribunale di Ancona hanno ordinato all’Azienda sanitaria unica regionale (Asur) delle Marche di procedere «alla verifica delle condizioni del malato per l’accesso al suicidio assistito, come sancito dalla sentenza della Corte costituzionale 242/2019 nel caso Cappato/DjFabo». A farlo sapere è l’Associazione Luca Coscioni, impegnata in prima fila per l’eutanasia in Italia non solo con la pratica del referendum ma con costanti appelli al Governo dopo la sentenza della Consulta ormai tre anni fa.



L’ITER PER IL SUICIDIO ASSISTITO

Nello specifico del secondo caso di potenziale eutanasia ad Ancona, il giudice all’Asur ha intimato «di provvedere, previa acquisizione del relativo parere del Comitato etico territorialmente competente, ad accertare: se Antonio è tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che egli reputa intollerabili; se sia pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli; se le modalità, la metodica e farmaco prescelti siano idonei a garantirgli la morte più rapida, indolore e dignitosa possibile». Sempre per l’ordinanza del giudice, opinando in maniera diversa dalla richiesta del paziente affetto di tetraplegia, «si arriverebbe ad una abrogazione tacita della pronuncia della corte Costituzionale e al mantenimento dello status quo ante rispetto alla pronuncia». Qui l’associazione di Mina Welby e Marco Cappato contesta la possibilità all’orizzonte, «per legge non è possibile perché una sentenza della Corte Costituzionale non può essere riformata o cancellata dal Parlamento o da un Tribunale ordinario». Resta lo scontro a distanza tra l’associazione Coscioni e la Regione Marche, specie dopo le dichiarazioni dell’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini secondo qui «senza una legge sarebbe improprio chiedere alla Regione di attuare un percorso di fine vita». Dopo l’opposizione netta dell’associazione – che denuncia la mancata messa in pratica della Consulta da parte di Regione Marche per i casi Antonio e Mario – il presidente Acquaroli è intervenuto, «La questione è di natura legislativa, non è che non c’è una legge nelle Marche ma non c’è una legge in Italia. E’ una materia che riguarda il governo nazionale e non la regione. Su un tema così delicato è sbagliato tirare in ballo la politica regionale».

Leggi anche

Eni-Nigeria: motivazioni condanna dei PM De Pasquale e Spadaro/ "Nascosto elementi sfavorevoli all'accusa"