Eva Aston è stata trovata morta nella abitazione di Finchfield, presso Wolverhampton, in cui abitava con la sua famiglia. La ventenne era sopravvissuta all’attentato avvenuto il 22 maggio 2017 alla Manchester Arena, al termine del concerto della pop star Ariana Grande. Non aveva, tuttavia, mai superato il trauma.

Da oltre quattro anni la ragazza soffriva di depressione. Il rumore degli spari, la visione del sangue ed il terrore nell’animo non la avevano mai abbandonata. Soltanto il suo corpo era riuscito a sfuggire all’ira di Salman Abedi, il giovane kamikaze di origine libica che si fece esplodere alle porte della Manchester Arena. Ventitré le vittime – tra cui anche l’attentatore – e oltre duecento feriti. A loro si aggiunge Eva Aston, che si è spenta dopo un lungo periodo di sofferenza psico-fisica. Le cause della morte non sono ancora state rese note, ma i genitori hanno voluto raccontare ai microfoni del Birmingham Mail quanto vissuto dalla ventenne.



Eva Aston è morta: i genitori raccontano la sindrome post-traumatica

Aveva il cuore a pezzi, sentiva forti rumori nella sua testa. È come se fosse rimasta dentro un brutto sogno”. A dirlo è stata mamma Amanda, che è stata vicina ad Eva Aston fino al giorno in cui è stata ritrovata morta nella sua camera. La ragazza soffriva di una sindrome post-traumatica, scaturita dopo l’attentato alla Manchester Arena del 22 maggio 2017. Non era mai riuscita a superare quanto vissuto ed inevitabilmente era cambiata nel profondo. In passato era “un’anima bella, una ragazza generosa e innamorata della musica”, ma negli ultimi anni il male aveva avuto la meglio. Le cause della morte, definite attraverso gli accertamenti medico-legali, sono ancora riservate. Il sentore, tuttavia, è che la ventenne possa essersi suicidata.



Il papà e la mamma di Eva Aston, nelle scorse ore, hanno aperto una raccolta fondi su GoFundMe. Essa servirà a pagare i costi del funerale, ma non solo. L’obiettivo della famiglia della ragazza, infatti, è quello di mettere luce sul problema delle vittime della sindrome post-traumatica. Un gran numero di persone sopravvissute agli attentati terroristici, infatti, non riescono a superare nel medio-lungo periodo la depressione che sovente scaturisce.

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