EVA KAILI FA CAUSA AL PARLAMENTO UE: “VIOLATA L’IMMUNITÀ COL QATARGATE”

Parlamentari spiati, accordi post-arresti e quant’altro: dopo le interviste rilasciate nei giorni scorsi a seguito della sua scarcerazione, Eva Kaili lancia la sua personale “guerra” all’inchiesta Qatargate citando per danni niente meno che il Parlamento Europeo. Eva Kaili – ex stella della politica greca in casa Socialisti, nonché vicepresidente dell’Europarlamento – è tutt’ora indagata dalla Corte di Bruxelles per corruzione, riciclaggio e associazione a delinquere ma ritiene di essere stata “violata nella sua immunità parlamentare”



I legali della ex vicepresidente del Parlamento fanno dunque sapere oggi che la loro assistita Eva Kaili ha chiesto ufficialmente i danni all’Europarlamento «per violazione della sua immunità parlamentare, essendo stata monitorata dai servizi segreti durante il periodo in cui ha partecipato alla commissione Pega, che stava indagando istituzionalmente sull’esistenza di software illegali che monitoravano le attività degli eurodeputati e dei cittadini Ue». Arrestata il 9 dicembre 2022, Kaili è stata prima scarcerata presso i domiciliari e poi infine del tutto liberata lo scorso 25 maggio dopo una detenzione preventiva di oltre cinque mesi.



QATARGATE DOPO KAILI: REVOCATO MANDATO DI ARRESTO UE PER COZZOLINO

Nonostante fosse stata autorizzata a partecipare alla sessione plenaria di Strasburgo negli scorsi giorni, Eva Kaili non ha voluto partecipare in aperta protesta contro le istituzioni Ue per come è stata trattata durante l’inchiesta (ancora in corso) del Qatargate: «C’è una cosa inquietante che vorrei sollevare. Dal fascicolo giudiziario i miei avvocati hanno scoperto che i servizi segreti belgi avrebbero messo sotto osservazione le attività dei membri della commissione speciale Pegasus», così aveva detto nella lunga intervista al “Corriere della Sera” lo scorso 4 giugno.



«Il fatto che i membri eletti del Parlamento siano spiati dai servizi segreti dovrebbe sollevare maggiori preoccupazioni sullo stato di salute della nostra democrazia europea. Penso sia questo il vero scandalo», denunciava ancora Kaili. La commissione Pegasus è stata quella creata all’Europarlamento per indagare sull’uso dello spyware “Pegasus”, quello stesso che sarebbe stato usato dagli 007 del Marocco per spiare gli attivisti per i diritti umani. Nel frattempo in queste ore un altro indagato sul Qatargate, l’eurodeputato Pd Andrea Cozzolino, si è presentato a Bruxelles davanti al giudice titolare dell’inchiesta per rendere dichiarazioni spontanee circa l’affaire tangenti-Ue: negli scorsi giorni la Procura federale di Bruxelles ha revocato il mandato di arresto europeo emesso il 10 febbraio scorso. «Cozzolino, come ha dichiarato di voler fare sin dal primo momento – spiegavano gli avvocati Federico Conte, Dezio Ferraro e Raffaele Bifulco – si recherà a Bruxelles da uomo libero per essere interrogato. Cozzolino resterà a disposizione del giudice Claise per ogni attività istruttoria che si renderà necessaria».