Eva Kaili esce allo scoperto, parlando con il programma di Rete 4, Quarta Repubblica, classico appuntamento del lunedì sera condotto da Nicola Porro. L’ex vicepresidente del parlamento europeo ha rotto il silenzio dopo le intricate vicende giudiziarie legate al Qatar, spiegando di essere stata usata per creare un caso: “Credo in questa indagine – le parole a Quarta Repubblica – ci siano state delle palesi violazioni della legge europea, mancano del tutto la presunzione di innocenza e l’imparzialità dei magistrati. Sono emersi legami dei giudici con la massoneria, conflitti di interesse, non ci sono state le garanzie che esistono in Italia. Qui c’è stata e c’è solo la presunzione di colpevolezza. Dimostrerò la mia innocenza, non ci sono prove delle accuse che mi rivolgono. Hanno usato me per creare un caso politico”.



La greca Eva Kaili è accusata dalla procura di Bruxelles insieme ad Antonio Panzeri, di essere al centro di una corruzione presunta da parte del Qatar, soldi in cambio di “pubblicità politica”, ed ha trascorso sei mesi di detenzione fra galera e domiciliari. “Ci sono delle persone – ha proseguito Eva Kaili – connesse al conflitto di interesse per cui si è ritirato il giudice istruttore Michel Claise, che non sono state coinvolte in questa indagine, né arrestate né interrogate. Chiediamoci per quale motivo”, precisando facendo riferimento all’europarlamentare Maria Arena, non coinvolta nell’indagine.



EVA KAILI VS ANTONIO PANZERI: “HA MENTITO FACENDO IL MIO NOME”

Sul carcere preventivo ha invece spiegato: “È inaccettabile che tali violazioni dei diritti accadano nel cuore dell’Europa. Ho chiesto di essere sentita al Parlamento europeo, ma questo non è ancora accaduto. Credo che sia giusto che i cittadini sappiano cosa è accaduto prima delle elezioni europee, prima di andare a votare”.

Eva Kaili punta il dito anche verso Antonio Panzeri e l’accordo di pentimento: “Da quel momento ha iniziato a mentire facendo anche il mio nome – ha detto -. Panzeri ha accettato l’accordo in cambio della liberazione della moglie e della figlia. Sia nel suo caso che nel mio le nostre famiglie sono state usate contro di noi. Per farmi pressione i primi giorni mi hanno detto che mi figlia sarebbe stata affidata ai servizi sociali. Per portarmi a confessare qualcosa che non ho commesso”.