Eva Robin’s ha avuto una infanzia difficile, non soltanto per il percorso di transizione: è, infatti, cresciuta in collegio dopo che la mamma scappò dal padre, che la aveva tradita mentre era incinta. “Era una ragazza madre, per un po’ dormì sotto un sottoscala per ripararsi dal freddo. C’era un forno che le dava calore attraverso la parete, ma doveva scacciare i topi che la assalivano”. È per questo motivo che la affidò alle suore dominicane. “Erano deliziose. Io mi rifugiavo in soffitta dove c’erano allestimenti e scenografie di saggi, andavo lì nei momenti di solitudine e stavo proprio bene. È stato il primo assaggio del mio futuro”.



Dopo l’infanzia, per il liceo, si trasferì in un collegio di frati. Lì iniziò il suo incubo. “Ero ancora un bambino. Venivo castigata con calci e tirate di capelli perché vedevano in me una natura che non era virile e maschile. La mia colpa era scambiarmi dei gesti di tenerezza con alcuni compagni”.

Eva Robin’s: “Cresciuta in collegio”. Il percorso di transizione

È proprio nel periodo in cui ha vissuto nel collegio dei frati che Eva Robin’s ha compreso di non sentirsi uomo: “Ho iniziato il percorso di transizione a 15-16 anni. In adolescenza per prima cosa iniziai a tingermi i capelli, coi riccioli biondi sembravo già più femminile. Poi ho cercato di fermare la crescita maschile con gli ormoni. Il problema è a quell’età, con questi ultimi, diventai una donna, non una ragazzina. Mi iniziò a crescere il seno”. Diventare ciò che è oggi non è stato semplice, ma adesso è soddisfatta e al suo fianco ha sempre avuto la mamma. “Non mi ha mai contrastato”, questo ha voluto ricordare della donna scomparsa qualche anno fa.



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