‘RIVOLUZIONE’ CRISTIANI IN AMERICA LATINA: IL “BOOM” DEGLI EVANGELICI
Nel giro di qualche decennio, forse anche prima, i cristiani evangelici potrebbero superare il numero di fedeli complessivo in America Latina al momento “dominato” dai cattolici: questo dicono gli ultimi sondaggi sulle credenze religiose rivelate dall’Economist in un lungo approfondimento sul rapporto tra fede, spiritualità e politica nel potenziale futuro Sud America evangelico. Attualmente un quinto dei latinoamericani si identifica come fedele evangelico – la Chiesa protestante (luterana o riformata) che definisce il proprio riconoscimento esclusivo nell’autorità nel Nuovo Testamento della Bibbia – mentre solo nel 2002 il dato era un decimo del totale: la crescita enorme porterà in Guatemala e Honduras, ad esempio, il superamento dei cattolici entro il 2030, in Brasile verso il 2035.
«Negli anni ’70 pastori intraprendenti, ispirati da quelli degli Stati Uniti, introdussero un filone noto come neo-pentecostalismo. Questo predica il “vangelo della prosperità“, una reinterpretazione radicale della Bibbia che afferma che la ricchezza terrena è un segno delle benedizioni divine», sottolinea l’Economist introducendo il tema degli evangelici alla “conquista” del Sud America. Predicatori, anche miliardari, attraggono sempre più fedeli anche tra le fasce più povere delle società: «gli evangelici hanno anche diffuso i loro insegnamenti online. Su Instagram, una piattaforma di condivisione di immagini, otto dei dieci influencer cristiani più seguiti in Brasile sono evangelici», rileva ancora il quotidiano mostrando diversi esempi di predicatori in grado di attrarre followers e seguaci a milioni più di Papa Francesco sui social. Pedro Franco, fondatore di ‘InChurch’ (fornisce software per le chiese) sottolinea come «Un tempo le chiese parlavano di Gesù nelle piazze, nelle strade… Oggi si parla di Gesù attraverso i social network».
EVANGELICI NELLA VITA PUBBLICA: CONTENUTI, CRITICHE E INFLUENZA POLITICA
Ma non è solo il “boom” sui social degli evangelici a renderli ad oggi più attrattivi e seguiti dei cattolici, specie tra giovani e popolazioni in via di sviluppo: l’attenzione all’educazione sul mondo finanziario, la sequela di principi legati al Nuovo Testamento che di fatto punta ad contestare duramente l’apertura di parte dei cattolici a temi come aborto legalizzato, eutanasia e ideologia gender. E poi c’è la politica, fattore non da sottovalutare, specie in Paesi come il Brasile dove alle ultime Elezioni lo scontro tra Lula e Bolsonaro è stato anche un cercare di accapparrarsi il voto degli evangelici presenti in entrambi gli schieramenti.
«Pochi giorni prima del ballottaggio presidenziale del Brasile in ottobre, Luiz Inácio Lula da Silva, che ha vinto con uno scarso margine di 1,8 punti percentuali, ha pubblicato una lettera aperta in cui prometteva di non chiudere le chiese e si dichiarava contrario all’aborto»; di contro Bolsonaro aveva dedicato oltre il 40% delle sue visite in campagna elettorale proprio in chiese o attività degli evangelici. Rispetto al passato, rileva l’Economist, sembra molto più stretta la vicinanza tra evangelici e cattolici conservatori, almeno sul fronte dei “diritti”: spiega Taylor Boas della Boston University come nelle Elezioni Cile 2021 si è invertito il trend che vedeva gli evangelici appoggiare i socialisti contro candidati appartenenti all’Opus Dei, «nel 2021 2021, gli evangelici si sono schierati dietro José Antonio Kast, un cattolico, per le sue opinioni a favore della vita e perché è contrario al matrimonio gay. Gli evangelici hanno anche recentemente aiutato a eleggere un sindaco dell’Opus Dei in Perù».