Mentre il Governo tenta di lanciare con la prossima Manovra di Bilancio una fortissima guerra all’evasione fiscale (con addirittura l’aspirazione di recuperare 7 miliardi già con questa Finanziaria, stima ancora tutto da verificare alla prova dei fatti) gli ultimi dati Istat mostrano una cifra “enorme” di economia sommersa nelle stime del 2017. Due anni fa l’economia non osservata vale circa 211 miliardi di euro, ovvero il 12,1% del Pil: non solo, sentenziano le stime Istat, l’economia sommersa vera e propria ammonta a 192 miliardi, con le attività illegali che fruttano fino a 19 miliardi di euro. Nel report odierno, l’Istituti di Statistica Nazionale sottolinea come sia sempre in tendenza la riduzione dell’incidenza sul Pil della componente non osservata dell’economia dopo l’abisso raggiunto nel 2014, al 13%. Come spiega l’Istat, «il 41,7% del sommerso economico si concentra nel settore del commercio all’ingrosso e al dettaglio, trasporti e magazzinaggio, attività di alloggio e ristorazione, dove si genera il 21,4% del valore aggiunto totale».
ISTAT, TUTTI I DATI SULL’ECONOMIA SOMMERSA
Entrando nelle pieghe delle cifre evidenziate dall’Istat, il dato “monstre” di economia sommersa rileva la grande emergenza del nostro Paese non solo in termini di evasione ma anche di generale reperimento alla luce del sole di tutti gli scambi e sviluppi economici per troppo tempo “sommersi”.Di quei 192 miliardi di economia sommersa, «la sotto-dichiarazione vale 97 mld, l’impiego di lavoro irregolare 79 mld e le componenti residuali 16 mld». Cresce purtroppo anche il lavoro irregolare, con il 2017 ancora anno da record in negativo per le unità di lavoro a tempo pieno in condizione di non regolarità: sono in prevalenza dipendenti (2 milioni e 696mila lavoratori), ma aumenta il lavoro irregolare anche nei professionisti. Secondo l’Istat, «il ricorso al lavoro non regolare da parte di imprese e famiglie è una caratteristica strutturale del mercato del lavoro italiano. Sono definite non regolari le posizioni lavorative svolte senza il rispetto della normativa vigente in materia fiscale-contributiva, quindi non osservabili direttamente presso le imprese, le istituzioni e le fonti amministrative».