Il governo comincia a metter mano alla privacy degli italiani per riuscire a scovare gli evasori fiscali. A rivelare il retroscena è Repubblica, secondo cui ci sarebbe una discreta irritazione del Garante della Privacy alla notizia. Il governo intende, infatti, conferire poteri più ampi alle agenzie fiscali per riuscire a far pagare le tasse a tutti i contribuenti. Nel mirino è finito lo strumento che si intende usare per riformare la riservatezza, un decreto che regola tra l’altro nello stesso articolato la riapertura delle discoteche e l’esame di avvocato. Visto che una legge ordinaria comporta un dibattito approfondito, soprattutto tra i parlamentari che avrebbero anche organizzato audizioni di istituzioni ed esperti, si è deciso di procedere con un decreto che sarà convertito in una legge subito operativa, nel giro di due mesi.



Poco tempo dunque. Ma questo ricorso alla decretazione d’urgenza a questo punto è solo l’ultima delle “incomprensioni” tra il governo Draghi e il Garante della Privacy. Gli attriti sono cominciati con il Green pass, poi quando il Garante lo ha congelato per una decina di giorni nell’applicazione Io. Più di un ministro in quell’occasione aveva definito «esuberante» il presidente Pasquale Stanzione, professore e giurista 76enne.



STRETTA EVASIONE, RIUNIONI COL GARANTE DELLA PRIVACY

Ma gli esperti del Garante hanno comunque strappato un impegno a Mario Draghi: la settimana prossima i rispettivi tecnici si incontreranno per discutere delle implicazioni delle nuove regole. Inoltre, questo tavolo di confronto resterà aperto per i prossimi due mesi, quindi durante l’esame parlamentare del decreto. Per ora quel che è chiaro è che il governo ha deciso di seguire il modello tedesco in materia di riservatezza ed evasione. Se finora una istituzione nazionale, come l’Agenzia delle Entrate, poteva trattate i dati delle persone nel binario disegnato dalla legge, con le tutele fissate dal Garante, ora si potrà cominciare a trattare i dati se l’azione è coerente con i poteri ed è in linea con il pubblico interesse.



Il Garante della Privacy potrà intervenire solo dopo. Una differenza notevole, ma resta la possibilità di vigilare, sanzionare gli enti pubblici e bloccare il trattamento dei dati personali, se illegittimo. D’altra parte, secondo Repubblica, al Garante sono comunque consapevoli che la riforma sia prerogativa del governo e del Parlamento.