Il dibattito sul climate change è acceso ormai da tempo, ma alla luce degli ultimi eventi avversi, caldo record, grandine e fenomeni intensi ed estremi, si sta intensificando la battaglia tra due parti, i catastrofisti del clima e i cosiddetti negazionisti. L’analista Francesco Ramella descrive i due opposti estremismi in un articolo sul quotidiano Il Foglio, commentando con tono critico, soprattutto l’opinione comune e maggioritaria proposta dai media, che vorrebbe identificare ogni avento come “senza precedenti” considerandolo sempre “eccezionale” senza però tenere conto che tali manifestazioni meteorologiche ci sono sempre state, specialmente in determinati periodi dell’anno.
A dimostrazione di questo fatto si prende come esempio la stampa locale, con articoli pubblicati negli anni che ogni volta parlano di “avvenimenti straordinari” ogni qualvolta si siano verificate trombe d’aria, ondate di caldo record, allagamenti e temporali violenti. Dall’altra parte è dannoso anche il comportamento di chi critica eccessivamente il cambiamento sostenendo che “Il clima è sempre stato così” e quindi “non c’è nulla di cui preoccuparsi“. Due atteggiamenti che, come sostiene Ramella, sono sbagliati perchè controproducenti.
Francesco Ramella “Attenzione a estremisti del climate change”
Francesco Ramella nell’articolo per Il Foglio ha analizzato alcuni possibili scenari controproducenti derivati dai due atteggiamenti estremisti, considerati sbagliati, sia di chi sostiene che qualsiasi evento naturale inteso derivi dal climate change, sia di coloro che ccriticano negando che sia in atto un cambiamento atmosferico legato alle attività umane. Da una parte infatti l’opinione comune che vuole attribuire al surriscaldamento globale una colpevolezza esagerata, compresi i media e i rapporti internazionali dell’Ipcc, contribuisce a formare un’ideologia apocalittica che per le future generazioni può essere molto pericolosa. Inoltre “Si tratta di un approccio che nel medio termine rischia rischia di privare le politiche di decarbonizzazione del necessario consenso“.
Il giusto approccio alla riduzione delle emissioni infatti, secondo Ramella non dovrebbe essere quello del “whatever it takes” accelerando una rivoluzione senza tener conto di eventuali rischi costi e benefici, ma quello di procedere ad una politica graduale, descrivendo il problema in termini corretti, ma senza “spaventare eccessivamente i giovani“.