L’Everton, noto club della Premier League, sarebbe stato finanziato dall’oligarca Alisher Usmanov mentre lo stesso era “bannato” dal Regno Unito. A segnalarlo stamane in esclusiva è stato il Guardian, che ricorda come all’imprenditore fosse stata inviata una lettera a settembre del 2021 da parte del ministero dell’interno, in cui si leggeva come Usmanov fosse ritenuta una persona non gradita. Fu un “alert” inviato direttamente dall’allora ministro degli interni Priti Patel, e che giunse pochi mesi prima le sanzioni verso l’uomo d’affari russo a seguito dell’invasione dell’Ucraina. Secondo quanto precisa il Guardian, il “ban” era noto al consiglio di amministrazione dell’Everton “E solleva ulteriori domande sull’idoneità dei processi di due diligence del calcio inglese”.



Quando la lettera è stata inviata il nipote di Usmanov, il 26enne Sarvar Ismailov, faceva parte del consiglio dell’Everton e le società di Usmanov iniettavano decine di milioni di sterline nel club attraverso una serie di accordi di sponsorizzazione, leggasi i diritti sulla denominazione del campo di allenamento del club, più un altro per il nuovo stadio ell’Everton, e infine una sponsorizzazione della squadra femminile dell’Everton. Il Guardian ha potuto visionare il documento di “esclusione”, in cui si legge che Usmanov viene considerata una persona poco desiderata dal governo britannico già sei mesi prima i presunti legami con Vladimir Putin dello stesso.



EVERTON, SOSPETTI SULL’OLIGARCA USMANOV: ECCO COSA E’ EMERSO

Nel dettaglio il ministero degli interni specifica che persona non gradita significa che “non è desiderabile ammettere la persona nel Regno Unito, in base al suo carattere, condotta o associazione perché rappresentano una minaccia per la società del Regno Unito”.

L’oligarca russo era stato in seguito sanzionato dal ministero degli esteri britannico a marzo 2022, e all’epoca lo stesso Usmanov respinse le accuse definendole “false e diffamatorie”, e aggiungendo che “danneggiano il mio onore, la dignità e la reputazione aziendale”, promettendo di combatterle. Infine le parole di un portavoce del Ministero dell’Interno del Regno Unito che ha dichiarato: “Non commentiamo abitualmente singoli casi”.