È di Evi Rauter il corpo ritrovato nel 1990 in Spagna e rimasto per anni senza un nome, senza un’identità. È stato finalmente risolto il cold case della giovane scomparsa dallo studentato di sua sorella a Firenze, dopo un biglietto lasciato a quest’ultima e con su scritto ‘vado a Siena’. Evi, all’epoca dei fatti 19enne, probabilmente non raggiunse mai la città del Palio; infatti, il giorno successivo alla sua partenza dal capoluogo toscano, il suo cadavere fu ritrovato appeso a un albero in una pineta tra la Francia e la Spagna, anche se per oltre tre decenni nessuno ha collegato quel ritrovamento alla scomparsa di Evi Rauter.
Alla svolta si è giunti per mezzo di una trasmissione di casi irrisolti di una tv austriaca (Atv), che il 23 aprile scorso ha mandato in onda proprio uno speciale dedicato a questo corpo senza nome rinvenuto nel 1990. Vedendo quelle immagini, una donna altoatesina, che quando Evi Rauter sparì risiedeva in Austria, ha riconosciuto in una foto pubblicata dall’emittente la ragazza scomparsa. Nei giorni scorsi i genitori e la sorella hanno identificato i vestiti, le scarpe e l’orologio che indossava la giovane trovata priva di vita in landa iberica.
EVI RAUTER, LA SORELLA: “NON SAPPIAMO ANCORA COSA LE SIA ACCADUTO”
Quando venne ritrovata la salma, tuttavia, non venne prelevato il Dna della vittima, che oggi si è scoperto essere Evi Rauter. Come riferito dall’ANSA, la polizia e l’anatomopatologo non sono convinti che si sia trattato effettivamente di suicidio, dato che la ragazza era rivolta con il viso verso l’albero a 40 centimetri dal suolo, legata da un nodo professionale, e non presentava tracce di terra della zona sui piedi nudi.
Cosa accadrà, ora? In Spagna l’omicidio va in prescrizione dopo 30 anni, mentre in Italia – ipotizza il quotidiano “Dolomiten” – non è escluso che si ricominci a indagare, proprio come domanda, attraverso le colonne de “Il Resto del Carlino”, la sorella di Evi Rauter: “Ora dopo 32 anni sappiamo che è mia sorella, ma non sappiamo cosa sia successo in quelle 20 ore tra quando ha lasciato il mio appartamento a Firenze ed è arrivata a Portbou. Io e la mia famiglia siamo convinti che si tratti di Evi, anche se non abbiamo (ancora, ndr) nessun documento ufficiale della polizia”.