È importante che il Meeting di Rimini 2024 abbia messo a tema, in uno dei suoi incontri principali, l’evoluzionismo. Non per metterlo in dubbio, dato che l’evoluzione della vita è un dato di fatto, anzi! Ma per sottolineare un dogma ancora presente nelle nostre scuole: l’evoluzione come frutto di combattimento e di forza che rasenta la violenza.



Invece la novità è questa: buona parte dell’evoluzione è dovuta dalla capacità di interagire e collaborare, tra cellula e cellula, tra specie e specie. Come sottolinea il titolo dell’incontro Il vero segreto dell’evoluzione. Dalla competizione alla collaborazione di giovedì 22 (ore 17).

Scrivevo su queste pagine nel 2019: “Che messaggio traiamo da tutte queste impronte lasciate dagli studi sull’evoluzione negli ultimi 150 anni? Traiamo un dato bizzarro ma istruttivo: l’evoluzione dell’evoluzione, anzi l’evoluzione della nostra comprensione dell’evoluzione. In primo luogo ci appare chiaro che il termine evoluzione ormai sia desueto: quando si parla di evoluzione il termine indica un processo finalistico, mentre di finalistico, sia nelle idee di Darwin che di Lamarck, che nelle storie degli Archea o nell’epigenetica non c’è nulla. Ma non appare neanche come un movimento casuale. Potremmo definire tutto questo processo mastodontico e stupefacente con le parole del grande ecologista e chimico Enzo Tiezzi, cioè come un processo stocastico. Cosa vuol dire stocastico? È un termine che viene dal greco stokazomai che indica il gioco del tiro con l’arco. In poche parole, tirando frecce al centro di un bersaglio, le frecce andranno a caso ma come tutte attirate verso un centro, con una certa variabilità. Insomma ci troviamo ad un punto in cui dobbiamo definire l’evoluzione come un processo tra caso e collaborazione interspecie. Tuttavia non sappiamo ancora a che livello interagisca questa collaborazione”.



La scienza è proprio questo: verificare delle ipotesi, lasciarsi stupire dalle novità che non dovrebbero esserci (per i dogmi di certi scienziati politici) eppure ci sono.

Il Meeting vuole mettere al centro proprio questa ricerca, che non è una ricerca della curiosità, ma realmente una “ricerca dell’essenziale”. E qui si vede la differenza del modo di concepire la ricerca: chi la fa per proprio tornaconto o per pura curiosità, e chi la fa, come diceva Bernardo di Chiaravalle, “per esserne edificato” (Œuvres mystiques de Saint Bernard, Sermon trentesixième sur la Cantique des Cantiques, Editions du Seuil, 1953).



All’incontro parteciperà Evandro Agazzi, filosofo e logico italiano; Pier Francesco Ferrari, direttore Institut des Sciences Cognitives Marc Jeannerod, CNRS, Lione; Lourdes Velázquez, professoressa di filosofia e bioetica, Università Panamericana (Messico). Introduce Letizia Bardazzi, presidente Associazione Italiana Centri Culturali.

Dicevamo di una novità: che non tutto nel mondo è lotta e competizione: spesso la solidarietà in natura vince; e lo vedremo con tanti esempi.

Il Meeting introduce così l’incontro: “L’ambiente può interferire con il DNA? C’è un adattamento all’ambiente che agisce sul genoma? E quali sono le conseguenze nell’insorgenza di tumori e di altre patologie? Tanti fenomeni in natura mostrano che le mutazioni non avvengono solo per casualità, lotta e selezione ma per adattabilità, accoglienza e altruismo”. Sarà una buona occasione per fare chiarezza.

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