Secondo Alberto Franceschini a fare arrestare il fondatore delle Brigate Rosse Renato Curcio nel 1974 fu il suo immediato successore alla guida del gruppo terrorista comunista, ovvero Mario Moretti (tecnico Siemens, leader brigatista e inquisitore di Aldo Moro durante il sequestro). Così il 31 luglio scorso lo storico ideologo della Resistenza che ha “abiurato” le BR (oggi impegnato nei progetti ARCI) raccontava la sua personale versione rispetto all’inizio della fine degli ex compagni brigatisti: Curcio venne catturato grazie all’infiltrato Silvano Girotto, alias Frate Mitra, un personaggio di cui la moglie del fondatore BR Mara Cagol non si era mai fidata completamente. Dopo l’indiscrezione rilanciata da Franceschini a Rep, oggi è Luca Fazzo sul Giornale a riportare la controreplica furiosa di un altro ex brigatista come Pierluigi Zuffada tra i principali aderenti al nucleo storico delle Brigate Rosse: «Moretti sta ancora scontando una pena a 39 anni dal suo arresto, a riprova della sua presunta ambiguità», attacca Zuffada rifiutando la tesi di un Moretti “eterodiretto” dai servizi segreti e traditore degli ideali terroristi delle BR nel “vendere” allo Stato sia Curcio che lo stesso Franceschini.
LA LITE TRA EX BR SU CURCIO, MORO E…
Non solo, Zuffada nel rispondere all’intervista di Franceschini lo accusa di avere la quasi totale responsabilità della morte di Aldo Moro nel drammatico sequestro del 1978: «avere imposto all’inizio del sequestro Moro che le Br chiedessero in cambio dell’ostaggio la liberazione dei loro militanti detenuti, tra cui Franceschini stesso». Secondo Zuffada quel diktat sarebbe stata un errore «madornale che chiuse tutte le possibilità di manovra» nella trattativa con gli inquirenti sul sequestro Moro. Sempre secondo l’ex compagno terrorista, nell’arresto di Curcio a Pinerolo – dove venne prelevato anche Franceschini – quest’ultimo non doveva neanche esserci: «alla colonna milanese arriva una soffiata: l’appuntamento tra Renato e Girotto era una trappola. Non siamo mai riusciti a arrivare alla fonte di quella soffiata, in quanto della notizia erano a conoscenza solo i carabinieri di Dalla Chiesa e la Procura di Torino», spiega Zuffada, eppure la trappola delle forze dell’ordine è scattata lo stesso. Per Zuffada, Moretti tentò fino all’ultimo di avvisare Curcio della possibile trappola, posizione decisamente all’opposto di quanto detto da Franceschini a Repubblica solo qualche giorno fa: gli stracci volano ancora più di 40 anni dopo i fatti che hanno segnato, tristemente, un’intera generazione del nostro Paese.