Dramma a Favara, in provincia di Agrigento, dove l’ex presidente del Consiglio comunale, Salvatore Lupo, è stato ucciso nel tardo pomeriggio di oggi, domenica 15 agosto 2021, mentre si trovava presso un bar ubicato in una via del centro città. L’uomo, stando a quanto riferiscono alcune fonti locali, è stato raggiunto da due proiettili mentre si trovava sulla porta d’ingresso del bagno e a freddarlo sarebbe stato un killer giunto sul posto a bordo di una Porsche. L’assassino avrebbe agito in solitaria e, per giunta, a volto scoperto, incurante della presenza del proprietario del locale, fuggendo subito dopo avere premuto per due volte di fila il grilletto della sua arma da fuoco.



Come riferisce “Il Fatto Quotidiano”, i carabinieri della compagnia di Agrigento, coordinati dai sostituti procuratori Paola Vetro e Maria Barbara Cifarinò, stanno sondando il terreno per l’individuazione di testimoni diretti, al fine di ricostruire con esattezza e precisione la dinamica dell’accaduto, tanto che hanno acquisito le immagini registrate dalle telecamere di videosorveglianza installate in zona. Le prime indagini starebbero ricostruendo i rapporti personali della vittima, la quale pareva attraversare un periodo di contrasti economici e di discussioni a livello familiare.



SALVATORE LUPO UCCISO A COLPI DI PISTOLA A FAVARA: NEL SUO PASSATO DUE INDAGINI A SUO CARICO

La vita di Salvatore Lupo è stata ricostruita dai colleghi de “Il Fatto Quotidiano”, i quali rivelano che era un imprenditore attivo nel settore delle residenze assistenziali. La sua carriera politica ebbe inizio nel 2011, quando entrò a far parte del Consiglio comunale, divenendone presidente nel 2015 e ricoprendo tale incarico sino alla scadenza del mandato della Giunta presente in municipio in quel periodo. Nel 2017, poi, era finito in manette, insieme alla moglie, con l’accusa di estorsione nell’inchiesta “Stipendi spezzati”: secondo l’accusa, ai dipendenti della cooperativa sociale Suami Onlus (di cui era amministratore unico), venivano accreditate su conto corrente le mensilità dovute, e poi – con carte bancomat a loro intestate – il datore di lavoro ne avrebbe prelevate la metà.



Soltanto lo scorso 20 maggio, inoltre, Lupo aveva subìto rinviato a giudizio nell’inchiesta denominata “Catene spezzate”, venendo accusato di maltrattamenti fisici e psicologici ad alcuni minori inabili psichici, affidati per la vigilanza, l’assistenza e sostegno, a una comunità alloggio di Licata. Infine, va ricordato che nel novembre 2011 la sua auto era stata data alle fiamme.