Il cadavere di Giovanni Coco, ex dirigente del comune di Taormina, è stato rinvenuto tra gli scogli dai subacquei del nucleo carabinieri nel porto di Giardini Naxos, in provincia di Messina. L’uomo, che era scomparso ieri sera, aveva lasciato nella sua abitazione alcune lettere nella quale dichiarava di volersi suicidare. A chiarire se il 64enne abbia dato seguito ai suoi propositi sarà l’autopsia, che verrà eseguita nei prossimi giorni, ma indiscrezioni confermano come plausibile l’ipotesi del suicidio. Come riportato dall’ANSA, Giovanni Coco era stato coinvolto in un’inchiesta per peculato e corruzione per aver intascato le somme dovute per la fornitura dell’acqua. In particolare la vittima era stata accusata di corruzione per aver accettato una tangente da 25mila euro. Il processo a suo carico – per il quale aveva chiesto il patteggiamento – si aprirà il 17 settembre.
EX FUNZIONARIO COMUNE DI TAORMINA SUICIDA: GIOVANNI COCO ERA INDAGATO PER CORRUZIONE
Coinvolto nella stessa inchiesta di Giovanni Coco era stato anche l’avvocato Francesco La Face, incaricato dal Comune di recuperare dei crediti del servizio idrico nei confronti dei cittadini morosi. Quest’ultimo, come riferisce il portale La Sicilia, il mese scorso era stato condannato dal gup del Tribunale di Messina, Monica Marino, con il rito abbreviato a 4 anni di reclusione; un altro funzionario del Comune di Taormina, Roberto Mendolia, è stato invece rinviato a giudizio per favoreggiamento personale (il processo con rito ordinario si aprirà il 12 febbraio 2021) nell’ambito della stessa inchiesta. Giovanni Coco era un personaggio notissimo in quel di Taormina: al Comune aveva ricoperto il ruolo di responsabile dell’Area Servizi Generali e dell’Ufficio Riscossione del Servizio acquedotto del comune. In questo momento era stato sottoposto all’obbligo di dimora a Giardini Naxos.