ArcelorMittal deve uscire dalle acciaierie Ex Ilva, così come deciso dal governo, ma il gruppo franco-indiano non sembra intenzionato a fare le barricate. A scriverlo è il Corriere della Sera, specificando che le parti in gioco, a cominciare dallo stesso gruppo, si sarebbero convinti che un’uscita morbida gioverebbe a tutti, evitando così un lungo contenzioso legale che sarebbe deleterio, e nel contempo, anche l’amministrazione straordinaria. Anche per quanto riguarda l’indennizzo sembra che i franco-indiani non dovrebbero fare problemi, di conseguenza dovrebbero “accontentarsi” di una buonuscita scontata del 30-40 per cento, per un valore compreso fra i 250 e i 300 milioni di euro: questa farà la cifra per chiudere definitivamente la partita.



E’ necessario però fare in fretta, visto che ArcelorMittal si accontenterà di uno sconto ma a patto che i soldi di cui sopra arrivino subito. Invitalia, per mettere a disposizione i 250-300 milioni di euro, dovrà prima avere il via libera del ministero dell’economia, che sarà scontato, precisa il quotidiano di via Solferino, ma non comunque immediato. La data limite per la trattativa è stata fissata a domani, 17 gennaio, ma non è da escludere che la deadline possa slittare di qualche giorno, senza che comunque salti l’intesa.



EX ILVA, AD ARCELORMITTAL UNA BUONUSCITA DI 300 MLN DI EURO: LA MISSION DEL GOVERNO

Nel contempo il governo dovrà reperire i 320 milioni di euro che serviranno per le materie prime e far ripartire l’acciaieria, dopo di che dovrà individuare una nuova guida dell’azienda, e quindi ricercare un nuovo socio privato, con Arvedi in prima fila. E ArcelorMittal cosa farà?

Secondo quanto specifica ancora il Corriere della Sera dirà addio all’Italia così come segnalato da governo e sindacati, concentrandosi su altri investimenti, a cominciare dalla decarbonizzazione dell’acciaieria di Dunkerque, progetto fatto sapere anche dal ministro francese dell’Economia Bruno Le Maire: costruirà due forni elettrici investendo ben 1,8 miliardi di euro, sostenuto dallo stato francese fino a 850 milioni di euro. Una notizia che ovviamente ha lasciato un po’ di malumore negli ambienti industriali e sindacali di Taranto «perché Mittal, ancora una volta, sceglie di investire all’estero e non in Italia».