All’interno delle acciaierie un tempo note come Ilva di Taranto sono recentemente intervenuti i Carabinieri del Nucleo operativo ed ecologico di Legge, per acquisire i documenti relatiti alle emissioni dell’impianto. Un’acquisizione che fa seguito ad un esposto avanzato dal pubblici ministeri Mariano Buccoliero e Francesco Ciardo, che hanno citato un aumento di benzene e Pm10 nei quartieri vicini all’acciaieria, in particolare nella zona cokeria.
A denunciare il fatto che i livelli di emissioni dell’Ilva siano preoccupanti sono stati, negli ultimi mesi, diversi report di Arpa Puglia, che ha individuato diversi picchi, specialmente per il benzene, che fortunatamente non hanno (ancora?) superato i valori soglia fissati dalla norma. Comunque sia, l’inchiesta è stata avviata e i Carabinieri stanno acquisendo tutta la documentazione del caso, mentre l’ipotesi di reato per i gestori dell’Ilva è quella di “inquinamento ambientale e getto pericoloso di cose“. Peraltro, solo lo scorso maggio il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, firmò un’ordinanza di sospensione dell’area a caldo dell’impianto in mancanza di interventi per ridurre le emissioni, poi impugnata da Acciaierie d’Italia e sospesa dal Tar del Lecce, che si è rimesso all’opinione (ancora non espressa) della Corte di Giustizia europea.
La denuncia dei Arpa sulle emissioni dell’Ilva
Insomma, secondo Arpa le emissioni nell’area immediatamente vicina all’Ilva sono aumentate pericolosamente nel corso dell’ultimo anno, con diversi picchi sui quali, ora, i Carabinieri vogliono vederci chiaro. Nel 2023, secondo le rilevazioni dell’Arpa citate da Alessandro Marescotti, presidente dell’associazione ambientalista Peacelink, la situazione è peggiorata sia rispetto al 2022 che al 2021.
“Pur essendo diminuite le produzioni” dell’Ilva, spiega Marescotti, “a Taranto l’inquinamento è aumentato”, specialmente per quanto riguarda le emissioni di “polveri sottili e benzene“. Il secondo, sottolinea “nel 2023 aumenta del 14,93% rispetto al 2022; e nel 2022 risulta esserci un aumento del 15,35% rispetto al 2021”, mentre per quanto riguarda il Pm10 (le cosiddette polveri sottili), “aumenta nel 2023 del 22,09% rispetto al 2022; nel 2022 era già aumentato del 16,69% rispetto al 2021”, al punto che quest’ultimo “supera i limiti di legge (40 microgrammi al metro cubo) e arriva a 40,93 microgrammi al metro cubo”. Insomma, mentre il destino dell’Ilva è terreno di scontro tra Stato e ArcelorMittal, le emissioni della più grande acciaieria d’Europa tornano a far preoccupare i tanti tarantini che da decenni si lamentano degli effetti sulla loro salute.