I sindacati scendono in campo per contestare la decisione di ArcelorMittal di mandare in cassa integrazione 3500 lavoratori dopo la decisione del giudice di non concedere proroga per Afo 2. Ad intervenire, come riferisce Corriere di Taranto, è stata la segretaria generale della Fiom Francesca Re David che in una nota ha tuonato: “La situazione dello stabilimento ArcelorMittal di Taranto si fa sempre più incerta. L’unica certezza è che sono sempre i lavoratori a pagare il prezzo più alto, sia per il non rispetto degli accordi sia per la cassa integrazione”. Arriva anche la nota del segretario generale della Fim Marco Bentivogli che commenta: “Afo 2 spento, 3.500 in cassa integrazione straordinaria. E chi paga tutto questo pasticcio? I lavoratori! e il piano ambientale, che nel frattempo si è fermato. Bisogna non solo fare presto ma iniziare a fare sul serio”. A scagliarsi contro la decisione di A.Mittal anche il leader Uilm Rocco Palombella: “La decisione di ArcelorMittal è di una gravità inaudita poichè, invece di verificare tutte le alternative possibili per non ricorrere ad uno strumento così invasivo, utilizza il provvedimento del Giudice per ottenere i risultati che si era prefissata: utilizzare i lavoratori come scudi umani”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



SINDACATI “E’ UNA PROVOCAZIONE”

Continuano a giungere i commenti in merito alla decisione di ArcelorMittal, proprietari dell’ex Ilva, di mettere in cassa integrazione 3.500 operai. Biagio Prisciano e Vincenzo La Neve, sindacalisti della Fim Cisl, hanno commentato: «È solo una provocazione bella e buona perché ArcelorMittal nemmeno attende il prosieguo degli atti della magistratura, nemmeno attende l’esito dell’impugnazione che Ilva in amministrazione straordinaria farà al Tribunale del Riesame contro il rifiuto della proroga da parte del giudice Maccagnano, che già si porta avanti e parte con una massiccia richiesta di cassa integrazione. Adesso basta: Mittal e Governo non hanno proprio capito che di esuberi non vogliamo sentire parlare». Simile il pensiero di Antonio Talò, sindacalista della Uilm, che dice: «Con ArcelorMittal sta accadendo di tutto ormai. Il punto è che non abbiamo interlocutori dell’azienda con cui parlare e anche il Governo è ondivago. Francamente, ne abbiamo ormai abbastanza di Mittal e di questi atteggiamenti e il 12 dicembre lo diremo molto chiaramente al Governo nel vertice al Mise». Infine il pensiero di Francesco Brigati della Fiom Cgil: «Sempre più inaudito il comportamento di Mittal e già giorni fa come Fiom avevamo detto che l’azienda è inaffidabile». (Aggiornamento di Davide Giancristofaro)



EX ILVA, ARCELORMITTAL: “3500 OPERAI IN CASSA INTEGRAZIONE”

Primi effetti dello stop all’Altoforno 2 dell’ex Ilva. Fonti sindacali hanno reso noto che l’azienda chiederà un maggior ricorso alla cassa integrazione. Come spiega Repubblica, il numero dei lavoratori coinvolti salirà da 1273 a 3500. Come spiega Il Sole 24 Ore, parliamo del ricorso all’ammortizzatore sociale straordinario. La Fim Cisl Taranto-Brindisi ha spiegato: «L’azienda ha informato le organizzazioni sindacali che, in seguito al rigetto dell’istanza avanzata dai Commissari dell’Ilva in amministrazione straordinaria di proroga allo spegnimento di Afo2, a breve invieranno alle stesse l’avvio della procedura di cassa integrazione straordinaria per 3.500 unità». Ecco il commento di Marco Bentivogli, segretario generale Metalmeccanici Fim Cisl: «Primo effetto chiusura Altoforno2 apertura procedura per 3.500 in Cassa Integrazione Straordinaria (includendo i 1.273 già in Cassa integrazione Ordinaria). Ecco chi paga il pasticcio politico e il flipper giudiziario: ambiente e lavoratori». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



EX ILVA, TRIBUNALE TARANTO: “CHIUSURA ALTOFORNO 2”

Nuovi aggiornamenti sull’ex Ilva dopo lo sciopero dei lavoratori di ieri. Il giudice di Taranto ha rigettato la proroga dell’attività dell’Altoforno 2: respinta, dunque, la richiesta dei commissioni in Attività Straordinaria, che chiedevano un anno di tempo per ottemperare alle prescrizioni di automazione del campo di colata. Una sentenza inattesa, dopo il via libera della Procura. Resta ancora uno spiraglio, come riportano i colleghi dell’Ansa: parliamo di un eventuale ricorso al Tribunale del Riesame. Governo al lavoro per trovare un’intesa con ArcelorMittal, il ministro del Lavoro Catalfo affermato a margine di un convegno al Cnel che «il ministero sta studiando diverse norme» e ne ha annunciata una: «Un esonero contributivo triennale al 100 per cento per i datori di lavoro che volessero assumere i lavoratori in amministrazione straordinaria e quindi in cassa integrazione». In programma «un pacchetto di misure che stiamo studiando e che sono pronte per essere portate all’ordine del giorno». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)

EX ILVA, SCIOPERO DEI LAVORATORI A ROMA

Caos ex Ilva, sciopero dei lavoratori a Roma con la manifestazione nazionale di Cgil, Cisl e Uil. Mobilitazione contro ArcelorMittal ma non solo, visto che oggi si è aperta «la settimana di mobilitazione per il lavoro» indetta dai sindacati. In piazza un migliaio di operai tra lavoratori e delegati sindacali, in prima linea il segretario generale della Cgil Maurizio Landini: «Basta scherzare: ArcelorMittal ha sbagliato ad andare in tribunale, deve tornare al tavolo a partire dall’accordo siglato a settembre dell’anno scorso ed agli impegni assunti». Prosegue Landini: «Discutiamo, ma a nessuno venga in mente di affermare che ci sono licenziamenti da fare perché questa è un’idea che non passa». Poi un appello al Governo giallorosso: «Basta parole, è il momento dei fatti». Nettala segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan: «Finché non avremo le risposte alle questioni che un anno fa abbiamo aperto insieme, noi continueremo nella mobitazione, nella nostra lotta. Non ci bastano i cambiamenti di modi, abbiamo bisogno di risposte», riporta Rai News.

EX ILVA-ARCELORMITTAL: GOVERNO CONFERMA PIANO PER INGRESSO STATO

Chiamato in causa dai sindacati, il Governo è al lavoro per garantire la via d’uscita migliore all’ex Ilva. Nelle scorse ore è arrivata la conferma: il Conte-bis ha pronto un piano per l’ingresso dello Stato nell’azienda. Ecco le parole di Stefano Patuanelli, ministro dello Sviluppo Economico: «Quando i privati non ce la fanno, è giusto che ci sia lo Stato in settori strategici al fine di garantire la continuità produttiva, i posti di lavoro e il risanamento ambientale». L’esponente del Movimento 5 Stelle ha spiegato che lo Stato entrerà attraverso il Ministero dell’Economia: «Il ministro Roberto Gualtieri sta lavorando a una serie di ipotesi, lo Stato entra anche per controllare cosa fa il privato». Ma non solo il Mef, come evidenziato dal premier Conte: «E’ prevista anche la partecipazione di aziende pubbliche, a partecipazione pubblica».