L’ex Ilva di Taranto chiuderà tutti gli impianti entro fine gennaio: l’annuncio choc è stato dato dall’ad di ArcelorMittal Lucia Morselli ai vertici dei sindacati dopo il vertice conclusosi pochi minuti fa nella città pugliese: il piano di chiusura degli altiforni è stato cadenzato dalla società indiana, smentendo del tutto la voce circolata ieri dal Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano (che aveva parlato di stallo fino al prossimo maggio, ndr). Si parte dunque con l’altoforno 2 il 13 dicembre, l’altoforno 4 il 30 dicembre e l’altoforno 1 il 15 gennaio: ricordiamo che l’altoforno 5 è fermo dal 2015 perché va rifatto, mentre il 3 non funziona più da molti anni ed è in fase di demolizione in base alle prescrizioni Aia. Non solo, l’azienda stamani ha cominciato che entro il 26 novembre sarà fermato anche il treno nastri numero 2 (mentre il primo è già chiuso da tempo) per mancanza di ordini. «Se ancora non fosse chiaro, la situazione sta precipitando in un quadro drammatico che non consente ulteriori tatticismi della politica», ha spiegato il leader di Fim Cisl Marco Bentivogli, lanciando l’ennesimo disperato appello al Governo. Rocco Palombella (segretario Uilm) ribadisce invece quanto già spiegato oggi in esclusiva per il Sussidiario, «che ArcelorMittal resti a Taranto sino a maggio ma con gli impianti fermi, nessuna produzione e col personale riconsegnato alle aziende da cui è arrivato, che me ne faccio, anzi che ce ne facciamo? Anzi, se deve far “morire” la fabbrica, a questo punto è meglio che vada via prima, altroché. Perché Mittal potrà anche non andarsene prima di maggio, come ritiene Emiliano, ma può fermare e spegnere impianti, stoppare linee produttive. Ed chiaro che poi, per i commissari dell’amministrazione straordinaria – conclude Palombella -, rimettere mano agli impianti dopo una lunga fermata e far ripartire la fabbrica sarà un compito davvero improbo».



BELLANOVA, “AVANTI CON L’IMMUNITÀ PER ARCELORMITTAL”

Prosegue il dibattito in seno al governo in merito al futuro dell’ex Ilva. L’ultimo commento sulla vicenda, arriva dalla ministra dell’agricoltura Teresa Bellanova, in quota a Italia Viva e fedelissima dell’ex presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Intervistata stamane dai microfoni di 24 Mattino su Radio 24, l’esponente dell’esecutivo ha spiegato: “Sull’ex Ilva, noi di Italia Viva avevamo detto che si dovevano rispettare i patti. Si doveva andare avanti con l’immunità che era nei patti firmati dal ministro Di Maio. Qui si gioca con la vita di 20mila famiglie, si parla di lavoratori e delle loro famiglie. C’è chi prima ha contestato, poi ha votato delle norme, poi le ha rimesse in discussione. Lì negli anni sono stati prodotti disastri. Ora bisogna andare avanti con piano ambientale, piano industriale e salvaguardia dei posti di lavoro”. La Bellanova specifica che non intende mettere in discussione l’attua governo, “ma stiamo dando l’impressione – aggiunge – di un Paese non credibile e chi vuole investire da noi si spaventa”. Secondo il ministro, quindi, è necessario reintrodurre lo scudo penale, pensiero che accomuna anche molte altre forze politiche del Belpaese: “Se non si rimettono le condizioni che c’erano nei patti – conclude – si danno alibi. Bisogna riportare al tavolo i sindacati e Mittal, e il governo deve essere garante dei patti che sono stati sottoscritti. Altrimenti 20mila persone vanno a casa”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



EX ILVA, PATUANELLO: “NO M5S A SCUDO PENALE”

Con un lungo intervento nel punto stampa al Mise, il Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli ribadisce tre concetti chiave sui quali il Governo troverà non pochi attriti nelle prossime ore. «Scudo a tempo? E’ recentissima la nota di smentita del capogruppo M5s al Senato dove si ribadisce che le indiscrezioni di stampa circolate ieri non sono realistiche», chiarisce il Ministro grillino, riaprendo così lo scontro interno al Governo. Sul fronte chiusura dell’Ilva, Patuanelli ribadisce che non esiste alcun diritto di recesso come invece sostiene Arcelormittal mentre sul piano industriale il grillino sottolinea «L’evidenza è che ArcelorMittal non ha rispettato il piano industriale presentato, che prevedeva 6 milioni di tonnellate di acciaio e non quattro. Ha partecipato a un bando europeo soggetto a diverse offerte pervenute, in questo caso due, che sono state valutate nella loro “offerta vincolante” sulla base di quattro elementi: prezzo, fonti di finanziamento, piano industriale e piano ambientale. Il rispetto del piano industriale è elemento contrattuale». Insomma, le possibilità che Arcelor rimanga sono sempre più remote, specie perché nel Governo non si trova l’accordo interno – dovuto alla frangia dei parlamentari M5s vicini a Barbara Lezzi – sullo scudo penale; per questo motivo Patuanelli chiarisce intanto «Riteniamo che anche per una questione ambientale sia necessaria la continuità produttiva, perché senza produzione non c’è piano ambientale. Ed è evidente che, eventualmente, i commissari torneranno a gestire l’impianto. Dobbiamo garantire questo percorso: io non credo che arriveremo a questo perché non ci sono i presupposti, ma se dovesse esserci il recesso, la struttura commissariale dovrà garantirlo. La nostra posizione è che Mittal deve tornare a garantire l’attuazione del piano industriale». (agg. di Niccolò Magnani)



“APERTURA” M5S SU SCUDO PENALE: CONTE, “GOVERNO OK”

Arrivano importanti novità sul dossier ex Ilva. Dopo le polemiche delle scorse ore sullo scudo penale, con il M5s contrario alla reintroduzione chiesta dalle altre forze politiche, i senatori grillini hanno aperto all’evenienza: come riporta Repubblica, qualora ArcelorMittal fosse disposto a sedersi al tavolo, sì allo scudo penale a patto che ci sia un ampio piano di risanamento ambientale. In queste ore in programma l’incontro tra il titolare del Mise Patuanelli e i deputati grillini per valutare la proposta. Nel frattempo la Lega ribadisce: «Presenteremo emendamenti per ripristino scudo, lo abbiamo inserito anche nel dl Clima al Senato per vedere che scuse troveranno per inammissibilità», le parole del capogruppo Massimiliano Romeo. Ore delicate per il Governo giallorosso, dunque, ma il premier Conte ha gettato acqua sul fuoco: «L’esecutivo non rischia, non scherziamo», le sue parole da Camerino. Nessun ombra sul rinvio del Consiglio dei ministri all’inizio della prossima settimana: il Cdm fissato domani non avrebbe potuto avere luogo per impegni istituzionali di alcuni ministri. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)

EX ILVA, BOCCIATI EMENDAMENTI SU SCUDO PENALE

Ex Ilva, dibattito serrato sullo scudo penale: M5s contro tutti. Dopo i botta e risposta delle ultime ore, con Lega e Italia Viva d’accordo per la reintroduzione della norma, arrivano aggiornamenti rilevanti: la commissione Finanze della Camera ha giudicato inammissibili gli emendamenti presentati dal partito di Matteo Renzi e da Forza Italia. Dura la presa di posizione della grillina Carla Ruocco, presidente della Commissione: la pentastellata ha espresso profonda indignazione «per questa indecente speculazione politica sulla pelle dei cittadini di Taranto: abitanti e lavoratori». La Ruocco ha aggiunto che «questi emendamenti sono stati presentati con la consapevolezza che sono emendamenti civetta per fare un’indegna speculazione politica». Netta la replica di Forza Italia con Mariastella Gelmini: «Emergenza Ilva – È stato dichiarato inammissibile emendamento Forza Italia presentato per ripristinare immediatamente lo scudo penale. La maggioranza lascia così nell’incertezza Taranto,15 mila lavoratori e l’intero comparto dell’industria siderurgica italiana. Irresponsabili», (Aggiornamento di Massimo Balsamo)

EX ILVA, LEGA E ITALIA VIVA UNITE PER SCUDO PENALE. M5S…

Continua a tenere banco il dibattito all’interno del governo e nell’opposizione, circa il futuro dell’ex Ilva e l’uscita di scena di ArcelorMittal. Come riferisce Repubblica, non sarà presentato nemmeno oggi presso il tribunale di Milano il ricorso cautelare urgente per stoppare il recesso della multinazionale franco-indiana di cui sopra. A darne notizia è l’agenzia Agi, che spiega come per il ricorso cautelare saranno necessari ancora dei giorni, vista la complessità del tema, “termine” indicativamente attorno al 25/26 novembre. Intanto continua lo scontro sullo Scudo Penale, con il Movimento 5 Stelle da una parte, e praticamente tutti gli altri partiti dall’altra. A riguardo il partito di Matteo Renzi, Italia Viva, ha presentato un emendamento per la reintroduzione immediata dello Scudo Penale, e anche il leader della Lega, Matteo Salvini, ha dato il suo consenso allo stesso: “Lo abbiamo presentato anche noi questo emendamento – le parole del leghista a Canale 5, a Mattino Cinque – se c’è qualcosa che fa bene agli italiani la Lega la vota”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

EX ILVA, DI MAIO “LO SCUDO PENALE NO”

Continua ad essere pregnante la questione dell’ex Ilva, dopo che il gruppo franco-indiano ArcelorMittal sembra ormai deciso a sfilarsi, impossibilitato a sostenere gli enormi costi dell’impianto siderurgico italiano. Una vicenda che sta creando una vera e propria frattura all’interno del governo, e che rischia già di far venire meno l’intesa complicata fra il Movimento 5 Stelle e il Partito Democratico, le due principali forze dell’esecutivo. A riguardo vanno senza dubbio menzionate le ultime dichiarazioni del capo politico dei grillini nonché ministro degli esteri, Luigi Di Maio, che in occasione della registrazione del programma “Fuori dal Coro” ha parlato così dell’ex Ilva, ed in particolare del tema spinoso dello scudo penale: “Piacerebbe a tanti imprenditori avere una norma come questa, ma se provochi un disastro ambientale devi pagare”. E ancora: “Sarebbe un problema enorme per la maggioranza”, commentando eventuali emendamenti di Pd o Italia Viva a favore dello scudo.

EX ILVA, SCONTRO SULLO SCUDO PENALE: IL MONITO DI DI MAIO

Di Maio aggiunge: “Se cominciamo con gli sgambetti, Italia Viva è quella che ha più da perdere”. Il leader dei pentastellati sembrerebbe anche contrario all’idea della nazionalizzazione dell’ex Ilva: “Sarebbe dare un alibi agli indiani, sarebbe dire che possono andarsene. Invece devono restare qui. Andremo contro di loro in giudizio”. Resta comunque la fiducia nei confronti dell’esecutivo, nonostante le precedenti frecciatine: “Il governo, unito e compatto, troverà una soluzione”. A riguardo non è da escludere un nuovo vertice di maggioranza previsto nella giornata odierna, mercoledì 13 novembre, anche se al momento non vi è nulla di ufficiale. Intanto, dagli Stati Uniti, il segretario generale del Partito Democratico, nonché governatore della regione Lazio, Nicola Zingaretti, manda un avvertimento: “La corsa a distinguerci non è corretta rispetto all’impegno del presidente Conte”.