L’incontro avvenuto in questi giorni a palazzo Chigi tra Governo e Parti sociali circa il futuro dell’ex Ilva è soltanto un passaggio di finanza pubblica. L’azienda sta lottando per la sua sopravvivenza. Ma fino a quando non sarà coinvolto un nuovo player privato – o una cordata – non avremo un reale piano industriale che guarda al futuro, al di là dei due forni elettrici la cui realizzazione è prevista, secondo i programmi dell’Esecutivo, a partire dal 2025.
Il Governo sta pertanto disponendo un intervento da 150 milioni – che si aggiungono ai 150 già erogati – per ottenere dall’Ue un prestito ponte da 320 milioni. Dopo le precedenti gestioni fallimentari, non possiamo attenderci interventi straordinari dall’attuale gruppo dirigente: il lavoro dei commissari è quello semmai di creare le condizioni per una nuova joint venture pubblico-privata.
La domanda è pertanto scontata: quale azienda o quali aziende possono essere coinvolte nel rilancio dell’ex Ilva?
Da un punto di vista industriale, il futuro della grande acciaieria di Taranto sarà sicuramente oltre il carbone, i due forni elettrici previsti sono un segnale chiaro. In questo senso, in Italia abbiamo un player all’avanguardia nel mondo per la produzione di acciaio da forni elettrici: si tratta naturalmente del Gruppo Arvedi, il cui nome è stato più volte accostato all’ex Ilva, anche dallo stesso Presidente di Federacciai, Antonio Gozzi. Vedremo.
Chi scrive, tuttavia, ritiene che vi sia un player molto probabile e interessante per il rilancio del polo siderurgico tarantino: si tratta del conglomerato Metinvest, fondato dall’imprenditore ucraino Rinat Leonidovič Achmetov, uomo d’affari e dirigente sportivo, ancora principale azionista del colosso dell’acciaio nonché patron della società di calcio Šachtar Donec’k.
Le ragioni per cui Metinvest è soggetto probabile e interessante sono diverse. Intanto, l’azienda è già presente in Italia: insieme a Danieli è impegnata nel rilancio delle acciaierie di Piombino. È inoltre cosa nota quanto proprio l’Ucraina sarà, nei prossimi 10 anni, il più grande cantiere al mondo: la Banca mondiale e la Banca europea per gli investimenti (Bei) hanno stimato il valore della ricostruzione in 486 miliardi di dollari. Le opportunità per le imprese italiane saranno importanti e la domanda di acciaio sarà potente. Inoltre, la moglie del ministro Adolfo Urso, Olga Sokhnenko, è ucraina di Kyiv. Anche grazie a lei, non dubitiamo dei buoni uffizi che il ministro del made in Italy sta conducendo a vantaggio delle imprese italiane.
Ma vi è un fattore ancor più importante che rende Metinvest un soggetto particolarmente interessante per il rilancio dell’ex Ilva: Taranto è una città ferita in cui la grande fabbrica è oggetto di conflitto, anche all’interno delle famiglie. Sono cose raccontate dagli stessi lavoratori che non hanno smesso di credere in un miracolo e che si misurano tutti i giorni con una diffidenza fortissima persino in casa loro sia per i noti danni ambientali. sia, anche, per il clamoroso fallimento di Arcelor Mittal.
In questo senso, gli ucraini di Metinvest rappresentano un valore aggiunto. Anche loro feriti, dalla guerra e dalle bombe, la loro grande acciaieria Azovstal‘ di Mariupol semidistrutta… in più di un’occasione, i vertici di Metinvest hanno manifestato la loro disponibilità e il loro desiderio di contribuire al rilancio di Taranto. Anche loro hanno bisogno di riscatto, di progetti seri, di poter credere e lavorare per una grande impresa, nel senso di opera. Come lo è la ricostruzione della loro terra. Come, del resto, può esserlo una nuova Ilva. Ecco perché Taranto potrebbe accoglierli con fiducia.
In quest’occasione, che è chiaramente l’ultima, i fattori trasversali saranno determinanti. L’impresa è davvero off limits.
Twitter: @sabella_oikos
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