Ex Ilva, il quotidiano La Verità ha intervistato il segretario della Fim metalmeccanici Cisl Roberto Benaglia, che ha parlato degli errori del passato e di ciò che occorrerebbe fare in futuro e a breve per non sbagliare di nuovo. In attesa dei chiarimenti che arriveranno in merito al destino finale dell’impianto siderurgico più grande d’Europa, Benaglia ribadisce quale sia stato forse l’errore più grave commesso dal precedente governo, probabilmente dettato dalla paura di finire in un contenzioso legale, e cioè: “L’eliminazione dello scudo penale, che ha poi portato a modificare i patti parasociali tra Invitalia e Mittal arrivando così a giocare a favore degli indiani“.
In questo modo, inevitabilmente la questione finirà in tribunale, e il segretario Fmi afferma: “Noi chiedevamo una scelta più decisa, perchè era evidente il disimpegno del socio straniero“. Nell’incontro che si terrà giovedì 11 gennaio quindi il sindacato chiederà una difesa totale dell’occupazione e una continuità aziendale, per proteggere i 20mila posti di lavoro e l’indotto importante per una delle aree più disagiate d’Italia.
Ex Ilva, segretario Fmi: “Chiederemo di cambiare manager e far ripartire la produzione”
Roberto Benaglia segretario dei metalmeccanici Fmi Cisl, intervistato da La Verità in previsione dell’incontro con il governo per decidere sul destino futuro dell’ex Ilva, ammette che una continuità aziendale potrebbe non bastare. Tuttavia, afferma: “Rappresenta un buon inizio, un presupposto“. La priorità dovrà essere una garanzia di liquidità, di almeno 320 milioni, e un buon piano industriale per portare a termine il progetto di transizione green.
“L’ex Ilva dovrà diventare attrattiva per gli investitori e se si esce da questa situazione torneranno interessati come in passato“. Per quanto riguarda una nazionalizzazione, il sindacalista dichiara che non c’è stata mai la richiesta al governo di occuparsi a vita delle acciaierie, ma di risolvere una crisi che ha investito un settore importante per l’economia nazionale, che una volta avviato il processo di decarbonizzazione diventerà ancora più attraente. Quindi una possibile soluzione sarebbe, puntare ad un cambio di gestione manageriale, insieme a far ripartire la produzione a Taranto, senza dimenticare l’aspetto importante e negli anni troppo trascurato della sicurezza sul lavoro.