La Somalia ha un nuovo Ministro degli Affari religiosi. Si tratta di Mukhtar Robow, ex jihadista e co-fondatore ed ex portavoce del gruppo armato Al-Shabaab. Il politico, arrestato nel 2018 e agli arresti domiciliari fino a pochi mesi fa, è stato ufficializzato dal primo ministro Hamza Abdi Barre, che ha annunciato di avergli affidato un gabinetto di governo.
Il premier ha affermato di aver scelto ministri fra politici “che hanno istruzione ed esperienza”.



Robow è nato nella provincia sud-occidentale di Baidoa ed è il co-fondatore del gruppo armato di ispirazione jihadista Al-Shabaab, organizzazione che controlla diverse aree centrali e meridionali del Paese del Corno d’Africa. Ha lasciato il gruppo nel 2017: poco dopo l’addio, gli Stati Uniti hanno rimosso una taglia di cinque milioni di euro che era stata messa sulla sua testa nel 2012. Nel 2018 ha cercato di candidarsi alla presidenza della Somalia sud-occidentale ma è stato arrestato nel corso della fase pre-elettorale. La sua incarcerazione, arrivata per mano di soldati di Amisom, scatenò proteste accesissime che portarono alla morte di più di dieci persone.



Ex jihadista ministro della Somalia. Il presidente…

Mukhtar Robow, come spiegano i media somali, è stato rilasciato lo scorso maggio dopo l’elezione del nuovo presidente Hassan Sheikh Mohamud ed è stato ora nominato Ministro degli Affari religiosi. Secondo varie fonti, la sua nomina come ministro potrebbe provocare nuove tensioni all’interno del Paese. Allo stesso tempo secondo alcuni esperti potrebbe rivelarsi una mossa utile a contrastare con maggiore efficacia la milizia. Fatto sta che la salita al Governo dell’ex portavoce di Al-Shabaab ha fatto discutere e non poco.

Il presidente della Somalia Hassan Cheikh Mohamoud a inizio luglio ha dichiarato: “Ora non ci sono i termini per negoziare, ma lo faremo al momento opportuno”, dichiarandosi dunque aperto al dialogo con la milizia jihadista. Si tratterebbe di una vera e propria svolta nella politica del Paese, che da quindici anni contrasta con le armi la milizia legata ad Al-Qaeda, come sottolinea Dire. L’approccio militarista ha però evidenti limiti, non essendo riuscito a porre fine alle violenze del gruppo jihadista. Ecco allora che potrebbe arrivare un cambio di rotta.