E’ terminata la vicenda di Luca Orlandi, l’uomo armato che si era barricato in casa nel suo appartamento di Cordovado, in provincia di Pordenone, in via Battaglione Gemona. Dopo 48 ore di negoziazioni, alla fine l’ingegnere originario di San Donà di Piave, ex militare dei carabinieri ed ex giocatore di basket, si è arreso. Da anni, dopo lo scoppio della pandemia di covid, viveva da recluso e negli ultimi giorni, anche per via di una serie di video pubblicati su Youtube, si temeva per le condizioni fisiche dello stesso ingegnere.



Le forze dell’ordine hanno iniziato una lunga trattativa e alla fine, attorno alle ore 12:00 di oggi, Luca Orlandi è uscito di casa consegnando le armi. Che qualcosa potesse accadere stamane, come si legge sul sito de Il Gazzettino lo si era capito quando le forze dell’ordine e gli operatori del 118 sembravano pronti all’azione alle prime luci di oggi. Il professionista friulano, nel frattempo, aveva smesso di postare video su Youtube, mantenendo il contatto diretto solo con i negoziatori, e alla fine la vicenda si è risolta nel migliore dei modi. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



EX MILITARE ARMATO BARRICATO IN CASA A CORDOVADO, ASSERRAGLIATO DA ORE, PUBBLICA VIDEO E ACCUSA NEGOZIATORI

Barricato in casa a Cordovado da ore, un ex militare armato minaccia il suicidio e rilancia accuse contro forze dell’ordine e negoziatori sui social con video pubblicati su YouTube dalle mura dell’abitazione in cui è asserragliato da ieri. Finora senza esito i tentativi di sbloccare la situazione di stallo e farlo desistere, portati avanti dai carabinieri giunti sul posto insieme ai reparti speciali dell’Arma. Gli appelli delle autorità sono caduti nel vuoto e l’uomo, un 55enne ex membro delle forze armate in pensione, non avrebbe risposto.



Stando a quanto ricostruito dall’Ansa attraverso fonti della questura di Pordenone, il 55enne avrebbe dei problemi psicologici e nelle sue disponibilità sarebbero presenti “molti fucili per uso sportivo”. L’intervento dei militari sarebbe scattato a seguito delle minacce rivolte via web ad alcune autorità della provincia, in particolare dei video in cui l’uomo minaccerebbe gesti eclatanti o autolesionistici in caso di sequestro delle sue armi. Nella tarda serata di ieri, riporta ancora l’agenzia di stampa, avrebbe pubblicato due video su YouTube in cui accusa un maresciallo dei carabinieri e un altro negoziatore di istigazione al suicidio “per futili motivi”. Un primo filmato, pubblicato prima delle 20, lo vedrebbe ripetere incessantemente di essere “vittima di induzione al suicidio”. Nel secondo, postato poco dopo le 22, sosterebbe di non aver manifestato “intenti violenti” e si rivolgerebbe a un negoziatore in particolare, chiamandolo per nome, sollecitandolo a “mettersi nei suoi panni”. Per precauzione, la palazzina è stata evacuata e sono state interrotte le forniture di luce e gas.

Ex militare armato barricato in casa a Cordovado: il punto della situazione

È ancora stallo nelle trattative per far desistere il 55enne da ore asserragliato nella sua casa di Cordovado. I carabinieri sono impegnati in quella che si è presentata fin da subito come una difficile “partita” per i negoziatori. Il questore di Pordenone, riporta Ansa, avrebbe sintetizzato così la situazione: “I suoi atteggiamenti odierni derivano, con ogni probabilità, dalle puntuali verifiche dei nostri uffici che hanno permesso di evidenziare anomalie nell’equilibrio psicofisico di questo soggetto, all’atto del rinnovo del permesso per la detenzione delle armi. Per proseguire a usare quei fucili avrebbe dovuto produrre un certificato di idoneità psicofisica, che non ha mai consegnato”.

Alla base dell’evoluzione degli eventi che vedono il 55enne barricato nel suo appartamento ci sarebbe un atto di sequestro dei fucili che si sarebbe rifiutato di consegnare spontaneamente. “Stiamo lavorando per cercare di avere un contatto, perché finora non ha mai risposto alle nostre sollecitazioni“, ha dichiarato all’agenzia di stampa il comandante provinciale dei carabinieri di Pordenone, colonnello Roberto Spinola. “Da molte ore i negoziatori provano a interloquire, ma senza esito – ha sottolineato –. Pensiamo, per alcuni elementi in nostro possesso, che il soggetto sia in vita e, dunque, proseguiamo a sollecitare una risposta per cercare una soluzione conciliante“.