Lawrence Summers, economista statunitense e docente alla Harvard University, il 10 novembre scorso ha tenuto un discorso davanti ai suoi ex studenti. Il tema principale trattato è quello dell’antisemitismo negli atenei Usa. “Non mi dilungherò a descrivere dettagliatamente la malvagia barbarie di Hamas o la cattiveria dei suoi sponsor. Molti altri lo hanno fatto bene, compreso il presidente americano Joe Biden. Gli sviluppi più recenti – dall’appoggio del giornale studentesco di Harvard al movimento Bds (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni), alle testimonianze di studenti israeliani sulla discriminazione nelle classi, ai vili post sui social media – non hanno fatto altro che aumentare la mia preoccupazione. Nonostante questo sono scioccato e sconvolto da ciò che ho visto accadere nei campus universitari dal 7 ottobre in poi” spiega. Secondo il docente, nel corso del suo mandato come presidente di Harvard ha commesso degli sbagli: “Avrei dovuto alzare di più la voce. Non è un errore che commetterò di nuovo. Ci troviamo insieme in un momento di pericolo. L’antisemitismo è un cancro, un avversario letale che va affrontato il più rapidamente, ponderatamente e aggressivamente possibile. Harvard e molte altre università d’élite non sono state rapide nella loro risposta”.
L’economista, nel suo discorso agli studenti, si chiede: “Come possiamo ora conciliare il nostro dolore, la nostra paura, la nostra rabbia con la nostra responsabilità? Non certo denigrando gli studenti e incitando le folle a minacciare anche coloro le cui opinioni detestiamo di più. Non sostenendo la violenza che tocca gli innocenti al di là di quanto sia assolutamente necessario per un’efficace e duratura autodifesa. Non cercando di reprimere le critiche ai governi o ai paesi a cui ci sentiamo fortemente legati. Non invocando la colpevolezza per associazione o disciplina o umiliazione di qualcuno senza un giusto processo. Non suggerendo che il nostro sia l’unico gruppo che subisce ingiustizie o che si sente giustamente minacciato. Fare una qualsiasi di queste cose significherebbe in qualche modo abbassarsi al livello di coloro che ci feriscono di più. Questo è ciò che loro desiderano. Non dobbiamo e non vogliamo darglielo”.
Summers: “Antisemitismo, serve una risposta vigorosa”
Come rispondere all’antisemitismo dilagante nelle università Usa? Secondo l’ex rettore di Harvard Lawrence Summers, “quanto più forte e vigorosa sarà la risposta, tanto maggiore sarà la prospettiva di un ritorno alla normalità. Anche se le comunità intellettuali spesso si vantano di essere all’avanguardia nel campo della giustizia, non è sempre così. Negli anni Trenta le università tedesche non solo erano passive, ma si trovavano anche dalla parte sbagliata. Le università americane che si consideravano progressiste erano all’avanguardia nel movimento eugenetico. Oggi è diverso, ma la storia non è meno ammonitrice. È responsabilità dei dirigenti universitari – rettori, presidenti e amministratori esterni – pur lasciando da parte le questioni politiche, assicurare che le università siano fonti di chiarezza morale sulle grandi questioni del loro tempo”.
Secondo il docente di Harvard, la risposta all’antisemitismo non è stata la stessa che invece è nata contro il razzismo o altre forme di pregiudizio. “Credo, tuttavia, che quelli di noi che si occupano dei pregiudizi contro gli ebrei commettano un grave errore se abbracciano l’approccio della politica dell’identità e cercano solo di essere un’identità ugualmente riconosciuta. Gli eccessi di politica identitaria hanno danneggiato l’accademia denigrando l’eccellenza intellettuale, interferendo con il dibattito aperto e inibendo la ricerca sfrenata della verità”. Necessario, dunque, evitare i doppi standard, secondo l’esperto, spiega Il Foglio citando il Washington Post. “Le sfide intellettuali e morali con cui le università devono confrontarsi e l’entità delle divisioni interne sono maggiori che mai da quando sono arrivato a Harvard quarant’anni fa. Tutti noi dobbiamo fare la nostra parte” conclude.