Chi critica la controffensiva dovrebbe stare zitto“. Così il ministro degli Esteri dell’Ucraina, Dmytro Kuleba, ha replicato agli analisti occidentali che hanno recentemente espresso le loro critiche e perplessità sulle manovre di Kiev, definendo la controffensiva “troppo lenta”. Una reazione scomposta quella di Kuleba a osservazioni schiette. Anche se può essere comprensibile, in Occidente c’è un dibattito in corso affinché si analizzi la situazione per come è realmente, non per come vorrebbe che fosse. In particolare, negli Stati Uniti si chiede all’amministrazione Biden di prendere decisioni basate sugli interessi dei cittadini americani, che non sempre coincidono con quelli degli ucraini. Di questo è, ad esempio, Daniel Davis, ex tenente colonnello dell’esercito Usa, che ha partecipato a quattro missioni di combattimento, e senior fellow del think tank Defense Priorities.



Sulle colonne di 19fortyfive parla di una “dura verità” dall’analisi della controffensiva estiva e della guerra nel suo complesso. La conclusione, infatti, è che “non solo l’offensiva sta andando troppo piano, ma che sembra improbabile che abbia successo. Probabilmente, non importa quanto tempo verrà concesso a Kiev, quante armi le verranno fornite e quante munizioni l’Occidente fornirà: sfrattare completamente la Russia dal territorio che ha illegalmente conquistato sembra essere un’aspirazione militarmente irraggiungibile“. Nessuna condanna da parte di Davis a Kuleba per la replica dura, ma invece un monito agli Stati Uniti, affinché guardino avanti.



“IMPOSSIBILE PER UCRAINA RIBALTARE LA SITUAZIONE”

L’amministrazione Biden dovrebbe andare oltre le dichiarazioni emotive che arrivano dall’Ucraina, secondo Daniel Davis, ed esaminare la realtà di combattimento, basando le sue politiche sulla garanzia degli interessi di sicurezza nazionale e del benessere economico americano. Di sicuro non lo fa per l’ex ufficiale l’attuale politica di “dare all’Ucraina tutto ciò che vuole per tutto il tempo necessario“. La questione riguarda chiaramente gli ucraini in primis. “Senza un cambiamento di politica, l’approccio di Washington è pronto a condannare altre decine di migliaia di ucraini a morti inutili e a ridurre in polvere altro territorio ucraino“. Dopo un anno e mezzo di guerra, la Russia controlla ancora circa il 17% dell’Ucraina, che è riuscita a riconquistare solo il 5% dei territori che aveva inizialmente occupato la Russia dopo l’invasione. Inoltre, ha perso 200mila soldati, tra morti e feriti.



Senza truppe addestrate ed esperte, nessuna quantità di equipaggiamento e rifornimenti potrà ribaltare la situazione“. Perché allora Biden tira dritto? Davis su 19fortyfive spiega che “molti a Washington, bisogna ammetterlo, sono felici di ascoltare Kuleba e Zelensky, fornendo un flusso infinito di armi e munizioni – a prescindere dal numero di uomini ucraini che muoiono nel continuo tentativo di vincere la guerra – perché così facendo danneggiano la Russia“. C’è anche una componente morale per l’ex ufficiale che impone agli Stati Uniti di “cambiare rotta e adottare una nuova politica basata sulla realtà“.

“OBIETTIVI REALISTICAMENTE NON RAGGIUNGIBILI”

Gli Stati Uniti hanno contribuito con oltre due milioni di proiettili di artiglieria, migliaia di carri armati e altri veicoli blindati e decine di migliaia di missili antiaerei e anticarro. Qualunque sia il margine di manovra nelle nostre scorte è evaporato da tempo“, scrive Daniel Davis su 19fortyfive. Quindi, anche se è stato avviato il processo di espansione della capacità industriale americana per produrre più armi, servono anni prima di raggiungere la domanda. Il problema è che andrebbe diminuita la capacità militare Usa per fornire all’Ucraina ciò di cui ha bisogno, danneggiando la sua sicurezza nazionale. Inoltre, “più la guerra si protrae, più il rischio di conseguenze indesiderate rimane attivo“.

È evidente che la Russia sia stata danneggiata in modo significativo, subendo livelli di vittime altissimi e la distruzione di decine di migliaia di veicoli e aerei militari. “La nostra sicurezza, quindi, non sarà minimamente a rischio una volta conclusa questa guerra, con qualsiasi mezzo; se la Russia non è riuscita a mettere in ginocchio più del 17% dei suoi vicini, quale argomentazione si può addurre che un’alleanza di 31 membri con armi nucleari non sia in grado di stroncare – o meglio ancora, dissuadere – qualsiasi attacco russo?“, si interroga l’ex tenente colonnello Usa. Infine, conclude: “Se un’analisi sobria rivela che stiamo perseguendo risultati che non sono realisticamente raggiungibili o vantaggiosi per la nostra sicurezza nazionale ed economica, sarebbe saggio cambiare rotta“.