Il regista John Boorman era salito alla ribalta con Duello nel Pacifico (1968), Leone l’ultimo (miglior regia a Cannes 1970), Un tranquillo weekend di paura (1972) e poi nel 1998 con The General vinse al festival francese un altro premio alla regia. Per Excalibur (1981) portò casa il Premio per il contributo artistico, sempre al festival della Costa Azzurra.
Nel cast abbiamo dei giovani che faranno carriera: Helen Mirren, Liam Neeson, Gabriel Byrne, Ciarán Hinds e Patrick Stewart (il capitano di Star Trek che ha in comune con me le orecchie). Boorman ha adattato La morte di Artù scritto da Sir Thomas Malory a metà del 1400, un tomo di più di settecento pagine suddiviso poi in diversi libri per rendere più facile la lettura (e il trasporto).
Siamo in Inghilterra, dove le guerre divampano e non vi è un re. Lo scudiero Artù (inconsapevole figlio illegittimo dell’ultimo sovrano) estrae la famosa spada dalla roccia, come si taglia il burro, mentre nessun cavaliere vi era fino a quel momento riuscito. Per profezia avvenuta viene acclamato Re per acclamazione. Consigliato da Mago Merlino, mette in ordine le dispute, si sposa con la bella Ginevra, istituisce la tavola Rotonda.
Arriva Lancillotto al suo servizio che s’innamora della regina. Accade il fattaccio, Artù li scopre, lascia la spada Excalibur tra i due amanti addormentati, la regina si ritira in convento e Lancillotto vaga disperato per aver tradito il suo re. In tutto questo Mago Merlino viene reso innocuo dalla cattiva Morgana (sorellastra di Artù), il regno si sfalda, il re si ammala. Ma ecco irrompere Parsifal, ex scudiero di Lancillotto, con il Sacro Graal. Artù rinvigorito ritrova e perdona Ginevra in convento, recupera Excalibur che lei aveva conservato. Lancillotto si riunisce al re e vincono la battaglia finale. Il re sarà ferito a morte e manderà Parsifal a gettare la spada nel lago. La storia si è compiuta.
Ho una interpretazione personale del film. Merlino dice ad Artù: Il Bene esiste perché c’è il male. Questo accade quando il re affronta in duello Lancillotto prima che questi diventi suo cavaliere e per batterlo utilizza tutta la potenza della spada che si spezza. Artù prende coscienza che ha utilizzato l’arma per la sua rabbia e vanità mentre essa doveva servire per riunire il regno. Artù: Io non sono niente. E questo è il nostro limite umano. Ma Merlino con l’aiuto della Dama del lago ricompone Excalibur e Artù vince le battaglie. Il male dell’uomo vinto da qualcosa di soprannaturale per un Bene totale.
Ma poi avviene il tradimento della moglie con il suo cavaliere più fedele. Il male irrompe di nuovo e Morgana la fa da padrona. Tutto si brucia, diventa arido. Anche il re.
Non posso abbandonare la speranza, non ho altro, afferma Parsifal che ritrovato il Santo Graal lo porge ad Artù e tutto rinasce. L’uomo puro che guarda oltre, che si sacrifica, salva il re e il popolo. Artù si rialza e l’affezione del re verso Merlino riesce a liberare il mago dall’incantesimo e la battaglia viene vinta. Speranza, affezione e certezza perché il Bene trionfi.
Alla fine Artù muore, ma tutto si è compiuto.
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