L’Organizzazione mondiale del commercio ha condannato l’Ue per aiuti al gruppo franco-tedesco-spagnolo Airbus a danno del concorrente statunitense Boeing, definendo in 7,5 miliardi di dollari l’ammontare di dazi che l’America potrà imporre come riparazione sui prodotti europei, dal 18 ottobre. Presso l’Omc, però, è pendente una procedura contro gli Stati Uniti per aiuti a Boeing con danno per Airbus. La sentenza è attesa nel 2020, probabilmente favorevole all’Ue che ha già preannunciato dazi su beni americani per 12 miliardi.
Il prossimo 14 ottobre vi sarà un incontro tra Ue e Stati Uniti per cercare di chiudere la questione. L’esito sarà rilevante, soprattutto, per l’avvio a novembre del più ampio negoziato per un trattato bilaterale di libero scambio, cioè senza barriere doganali, tra Ue e Stati Uniti. Per l’economia italiana, dove l’export contribuisce per circa il 40% alla formazione del Pil e che nel 2020 non godrà di stimoli fiscali rilevanti, anzi, è un interesse vitale mantenere e ampliare un accesso fluido delle sue produzioni all’enorme mercato interno statunitense. Ma c’è una posizione aggressiva dell’America verso Francia e Germania che include anche l’Italia. Come potrà evitare danni?
Bisogna capire qual è il vero interesse statunitense. Certamente lo è il riequilibrio commerciale con l’Ue. Ma è ottenibile con convergenze tecniche di reciproca utilità. Evidentemente c’è dell’altro. Un indizio viene dal come Roma sia riuscita a togliere vino e olio italiani dalla lista dei dazi per il 18 ottobre: ha rassicurato l’America contro penetrazioni cinesi e ha confermato il contratto di acquisto del caccia F 35, per altro assemblato in Italia da Leonardo. Ciò fa intuire che il conflitto per la superiorità globale tra America e Cina sia il fattore chiave e porta l’attenzione sui contratti che Airbus ha siglato in Cina e quelli che la Francia ha firmato con Pechino in materia di centrali nucleari e satelliti.
Si tratta di un trasferimento di tecnologie evolute, tra cui alcune duali cioè militari, che certamente inquieta l’America e la spinge a condizionare i rapporti con l’Ue in base alla relazione di questa con la Cina. Quindi Roma, per salvare anche i formaggi e altro ancora a rischio nonché le prospettive future di export, dovrebbe premere su Ue e Francia affinché privilegino la convergenza euroamericana, concordando con l’America uno spazio di relazioni europee strategicamente innocue con la Cina (e la Russia).