L’export dell’Italia verso la Cina aumenta del 131%
L’export di merci e prodotti italiani, o comunque prodotti in Italia, verso la Cina è aumentato in modo drastico nel corso del 2023, con un picco raggiunto a febbraio pari ad un aumento del 131% rispetto ai dati dell’anno scorso. Lo sottolinea in un tweet Robin Brooks, capo economista dell’Institute of International Finance, che si dice anche preoccupato per l’effettiva destinazione di quei beni.
Infatti, spiega l’economista, “l’export italiano verso la Cina, nel febbraio 2023, sono aumentate del 131% rispetto al febbraio 2022. Normalmente, questa sarebbe una buona notizia”. Tuttavia, ritiene anche che sia un dato da considerare da un altro punto di vista, “con le restrizioni alle esportazioni in Russia, è inevitabile chiedersi dove vadano a finire queste merci. Forse si tratta di una ‘riapertura’ della Cina”, spiega, non fosse che “l’export tedesco in Cina non ha avuto un simile balzo”. Insomma, il suo dubbio è se la Cina stia acquistando più merci degli anni scorsi per rivenderle (o consegnarle) in Russia, attualmente sottoposta alle restrizioni per la guerra che limitano al minimo la consegna dei beni esteri a Mosca.
Export: cosa dicono i dati Istat
I dati citati dall’economista Brooks sull’export verso la Cina, va sottolineato, sono sprovviste di fonti, ma si può anche supporre che siano dati stimati dallo stesso Institute of International Finance che dirige. In Italia, tuttavia, abbiamo i disposizione l’osservatorio mensile dell’Istat che raccoglie e studia i dati sull’economia italiana, ponendo anche attenzione proprio alle esportazioni europee ed extraeuropee.
In particolare, l’Istat, parlando di export verso la Cina, attesta un aumento mensile (rispetto a quello di Brooks che è stimato sull’anno), pari ad un +26,3%. Crescono maggiormente le esportazioni verso i paesi Mercosur (+28%), e seguono Turchia (+25,4%), i paesi Asean (+20%) e gli Stati Uniti (+9,3%). Complessivamente, l’Istat attesta per marzo 2023 un calo generale tanto nell’export (-4,6%), quanto nell’import (-12,9%). Diminuiscono le vendite di beni di consumo non durevoli (-11,9%), che pesano sul bilancio, ma anche quelle di energie (-27%), mentre aumentano i beni si consumo durevoli (+2,7%), i beni strumentali (+0,7%) e i beni intermedi (+0,3%).