Il Governo presieduto da Giorgia Meloni sembra essere al lavoro ad una revisione della norma che introdurrà la tassa sugli extraprofitti delle banche, recentemente ritenuta dai tecnici del servizio bilancio del Senato a rischio incostituzionalità. Martedì, riporta il Corriere della Sera, la Commissione Ambiente e Attività produttive del Senato ascolterà il parere dell’Associazione Bancaria, di Assopopolari e di Federcasse.



La norma definitiva ed ufficiale che conterrà la tassa sugli extraprofitti delle banche non sarà discussa prima di un mese esatto, alla sua scadenza. Il Governo, invece, sembra essere intenzionato a presentare la sua revisione tra un paio di settimane circa. Contestualmente, si attende anche il parere della Banca Centrale Europea, che ovviamente non arriverà prima della presentazione della bozza definitiva, mentre è stata esclusa dalle trattative in Parlamento la Banca d’Italia per aver ignorato le consultazioni (di prassi in questi casi) con il Governo. Allo stato attuale, invece, la norma con la tassa sugli extraprofitti delle banche aprirebbe a diversi rischi di incostituzionalità, con l’effetto che se applicata potrebbe portare a costosi e controproducenti ricorsi da parte dei banchieri, o degli investitori italiani e esteri.



La nuova tassa sugli extraprofitti delle banche e i rischi incostituzionalità

Allo stato attuale non è ancora chiaro come sarà ridisegnata la tassa sugli extraprofitti delle banche, ma è certo che cercherà di limare quei rischi incostituzionalità sottolineati dal Senato. Secondo il Corriere, la nuova norma dovrebbe colpire l’attivo medio ponderato degli istituti di credito, invece che il solo margine di interesse, preservando anche il valore dei titoli di Stato che non pesa sull’attivo bancario, ma solamente sul margine stesso.

Secondo il Senato la tassa sugli extraprofitti delle banche, allo stato attuale del disegno, aprirebbe al rischio di disparità di trattamento. Colpendo il margine di interesse, infatti, rischierebbe di penalizzare pesantemente gli istituti che presentano risultati molto positivi, pur avendo bilanci complessivamente minori rispetto ad altre banche che, pur avendo bilanci più alti, hanno margini minori e finirebbero per essere meno colpite. L’altro rischio di incostituzionalità della tassa sugli extraprofitti delle banche, invece, riguarda il rischio che si incida sul valore dei titoli di Stato. In chiusura, invece, la misura secondo il Senato sarebbe applicabile grazie alla sua eccezionalità, che non la rende una tassa fissa.