LA PROPOSTA DI FORZA ITALIA SULLA TASSA AGLI EXTRAPROFITTI BANCHE: PARLA IL VICEPREMIER TAJANI
In una lunga intervista al “Sole 24ore” il vicepremier e Ministro degli Esteri Antonio Tajani torna sulla tanto vituperata tassa agli extraprofitti delle banche e lancia la proposta di Forza Italia per cambiare la norma in Parlamento: alla vigilia del primo CdM dopo le ferie, il leader azzurro idealmente torna a quanto approvato invece nell’ultimo Consiglio dei Ministri con il Decreto Asset. Per Tajani occorre evitare la tassazione sui titoli di Stato e sopratutto sulle piccole banche: «Chiediamo di escludere dalla tassazione quelle banche che non sono sotto il controllo della Bce. Sono i piccoli istituti. Sono le banche di prossimità. Quelle che raccolgono soprattutto al Centro-Sud i risparmi degli italiani e che sono più vicine alle esigenze di famiglie e imprese».
Sempre al “Sole” il vicepremier che non ha nascosto di non gradire la modalità con cui si è arrivati ad approvare la tassa sugli extraprofitti, sottolinea il principio giusto di partenza: «è giusto che le banche in questo momento siano chiamate a dare un contributo. Su questo sono d’accordo, mentre come Forza Italia siamo in disaccordo sul metodo con il quale è stata introdotta. Ora però bisogna scrivere bene la norma affinché produca un effetto positivo sui conti dello Stato senza creare problemi al nostro sistema economico-finanziario e al bilancio dello Stato». Una delle preoccupazioni è legata alle tassazioni sui titoli di Stato invece che l’incentivo alle banche per i medesimi titoli: «sono oltre 400 miliardi quelli detenuti dalle banche (sono il secondo detentore per dimensioni dopo la Banca d’Italia) rischiamo che ci siano ricadute sulle prossime aste, perché gli istituti di credito potrebbero non essere invogliati a partecipare».
TAJANI: “LA TASSA SIA DEDUCIBILE E UNA TANTUM”
Per tutti questi motivi Tajani è convinto della proposta di Forza Italia di modificare in almeno 4 punti la tassa sugli extraprofitti delle banche lanciata dal Governo prima delle ferie: «Dobbiamo tutelare le banche di piccole dimensioni che non possono essere messe sullo stesso piano delle banche più grandi. Bcc e Popolari rischiano di pagare in proporzione di più degli istituti più grandi». Un secondo aspetto da correggere è poi la parte inerente all’aggravio di tassazione sui titoli di Stato: «vanno esclusi subito», rileva il vicepremier al quotidiano economico milanese.
In terzo luogo, «l’introduzione della deducibilità di questa tassa, non consentita dalla norma» mentre infine il quarto punto da correggere è molto semplice, indicare con chiarezza che la tassa «è una tantum» e non sarà replicata. Forza Italia presenterà dunque i 4 emendamenti alla norma non appena ripartiranno i lavori parlamentari anche per incanalare al meglio poi gli impegni sulla Manovra di Bilancio che si prospetta complessa: «dobbiamo stabilizzare le misure per la riduzione del cuneo fiscale fino al 31 dicembre – conclude Tajani al “Sole24” -. L’altro tema importante sono le pensioni. Abbiamo portato fino a 600 euro le minime, ma l’obiettivo è arrivare a mille a fine legislatura. I fondi si possono reperire, c’è anche il contributo della lotta all’evasione. Lì si possono recuperare anche oltre 10 miliardi».
Intanto in giornata a “RaiNews24” è ancora il vicepremier azzurro a smentire qualsiasi ricostruzione fatta in questi giorni su scontri e dissidi interni al Governo con gli altri due leader della coalizione, il Premier Meloni e l’altro vicepremier: «i miei rapporti con Meloni e Salvini sono ottimi», confermando poi l’impegno di Forza Italia nel rilanciare le privatizzazioni sui settori servizi, arrivando ad un accordo con Lega e FdI, «La mia proposta prevede un progetto che aumenti la privatizzazione e le liberalizzazioni nel settore dei servizi, a fronte di un controllo severo da parte dello Stato. La Cdp, ad esempio, potrebbe avere una partecipazione di riferimento ed esprimere la figura del presidente nei cda. Nel caso dei porti, ad esempio, ci sono già molte banchine in mano ai privati. Si tratta di affidare in concessione la gestione, mentre la linea di indirizzo sarebbe comunque statale e i beni resterebbero di proprietà pubblica. L’obiettivo è creare più efficienza e ridurre l’impiego di denaro pubblico».