Ad un certo punto della sua vita, Ezio Bosso dichiarò al suo pubblico di non potersi più dedicare al pianoforte a causa della malattia neurodegenerativa che lo aveva colpito nel corso del 2011. Il pianista decise di “abbandonare” la sua passione piuttosto che portarla avanti in maniera parziale. Il dolore si era esteso alle mani e i cerotti utilizzati dal musicista per la protezione dei polpastrelli non erano più sufficienti. Con la sua solita determinazione e il suo spirito ammirevole, Ezio Bosso decise di concentrarsi sulla sua vocazione principale: ovvero scrivere musica. Una consolazione non da poco per il Maestro, per cui la musica ha sempre rappresentato un atto creativo unico al mondo. (Aggiornamento di Jacopo D’Antuono)
EZIO BOSSO, L’OPERAZIONE AL CERVELLO E LA GRAVISSIMA MALATTIA NEURODEGENERATIVA
Ezio Bosso è morto a seguito del complicarsi di una gravissima malattia neurodegenerativa, che aveva colpito il pianista nel 2011. Undici anni fa l’artista venne operato al cervello per rimuovere un tumore e in quell’occasione i medici scoprirono appunto il problema. Nessuno ha mai diagnosticato con certezza cosa affliggesse Ezio Bosso, e anche la Sla, la sclerosi laterale amiotrofica, inizialmente diagnostica, era stata in seguito smentita. La certezza è che la patologia causava grossi problemi ad Ezio Bosso, a cominciare dai forti dolori alle mani, che a partire dal 2019, l’anno prima della sua morte, obbligarono lo stesso direttore d’orchestra ad interrompere la propria attività di musicista.
COSA SI SÀ DELLA MALATTIA NEURODEGENERATIVA DI EZIO BOSSO?
La malattia di Bosso era una patologia autoimmune con gli stessi effetti della Sla: vennero colpito i motoneuroni, le cellule cerebrali che sono responsabili del controllo del movimento, e che con il tempo e il danneggiamento, portano alla paralisi della muscolatura volontaria, con la perdita di forza negli arti, e dei muscoli adibiti a funzioni vitali come la deglutizione e il respiro. Ezio Bosso pare che si sottoponesse anche ad una cura tramite il farmaco riluzolo, ma il medicinale risulta efficace solo inizialmente, per poi perdere la sua forza man mano che il paziente si abitua alla sostanza.
MALATTIA NEURODEGENERATIVA EZIO BOSSO: “LA MUSICA E’ LA MIA TERAPIA”
Ezio Bosso aveva parlato spesso e volentieri della sua malattie nelle varie interviste, come quando nel 2017, a Vanity Fair, diceva: «Un incidente, un terremoto, una storia. La mia storia. Noi siamo composti da storie, e non ci sono storie belle o brutte. Però hanno dei colori: possono essere tristi, disperate, allegre. Quello che bisogna evitare sono le storie noiose. Il mio disagio è per me occasione di non annoiarmi mai».
La musica è sempre stata la sua terapia “La musica è una terapia per la società”, l’unica vera cura che gli ha permesso di condurre una vita quasi normale fino al 2019, quando è stato costretto a smettere. “La malattia non è la mia identità – ricordava ancora – è più una questione estetica. Ha cambiato i miei ritmi, la mia vita. Ogni tanto ‘evaporo’. Ma non ho paura che mi tolga la musica, perché lo ha già fatto. La cosa peggiore che possa fare è tenermi fermo. Ogni giorno che c’è, c’è. E il passato va lasciato a qualcun altro”.