Costretta ad abortire per poter continuare a subire le violenze sessuali del patrigno. Così una madre ha continuato a nascondere gli abusi. Per quattro anni, infatti, Pedro Fernando-Flores, un uomo di 33 anni, ha molestato e stuprato la figlia della sua compagna, da quando aveva 11 anni a 14 anni, fino a quando la vittima non ha confessato gli abusi ad un amico della chiesa che frequenta. Il ragazzo si è rivolto al pastore, che ha subito allertato la polizia di Omaha. Chi doveva andare alla polizia, ma non lo ha mai fatto, è la madre della bambina, Shawna Fernando, che invece quando la figlia aveva 12 anni l’ha portata ad abortire per riconsegnarla al compagno che l’ha violentata per i tre anni successivi.
Il giudice distrettuale della contea di Douglas, Olon Engleman, ha condannato il 33enne da 10 a 14 anni di carcere per due reati legati all’abuso di minore e uno di complicità in un reato. Stando a quanto riportato da Omaha World-Herald, la legge statale, che dimezza la maggior parte delle sentenze, Fernando sconterà cinque anni prima di avere diritto alla libertà vigilata, altrimenti saranno sette anni. Lo stesso giudice però aveva condannato Fernando-Flores a 60-80 anni di carcere per due accuse di violenza sessuale su un bambino.
GIUDICE IN LACRIME: “DOVEVI PROTEGGERE TUA FIGLIA…”
Il legale di Shawna Fernando, l’avvocato Jim McGough, ha annunciato che la mamma della ragazza intende fare ricorso contro la condanna e sostenuto che la bambina non aveva mai detto alla madre che il patrigno era il responsabile della sua gravidanza, ma le avrebbe detto di essere rimasta incinta di un ragazzo in chiesa o a scuola. Una tesi respinta dal giudice, del resto Kati Kilcoin e Nathan Barnhill, sostituti procuratori della contea di Douglas, hanno trovato diverse prove che, secondo loro, dimostrano che la mamma era complice consapevole. Ad esempio, Shawna Fernando era talmente preoccupata dalla possibilità che la figlia rimanesse incinta da seguire i cicli mestruali della figlia. Inoltre, la figlia ha testimoniato più volte di aver detto alla madre che era stato il patrigno a metterla incinta. Ha anche ricordato il giorno in cui la madre l’ha portata ad abortire. Era incinta di circa 6 settimane quando un medico l’ha sottoposta al cosiddetto aborto chimico o terapeutico: una serie di pillole che interrompono la gravidanza e antibiotici che proteggono dalle infezioni. “L’ho trovata credibile. Non potrei dire lo stesso di te“, ha detto il giudice alla mamma della ragazza, che ora ha 16 anni. La voce del giudice si è spezzata mentre ammoniva la Fernando per non aver protetto la figlia nel corso di diversi anni. “Era il tuo compito di genitore e tu l’hai delusa“.
POLEMICHE SU PILLOLE PER ABORTO CHIMICO
Questa storia apre però un altro dibattito, quello sulle pillole per l’aborto chimico, che possono essere usate per coprire i crimini. Infatti, vengono considerate la “droga dei sogni degli abusatori“, perché possono aiutare gli stupratori a nascondere gli abusi che commettono e i “protettori” a far continuare a lavorare le prostitute. “La prova schiacciante è chiara: gli abusatori approfittano delle pillole per l’aborto chimico e queste sono un male potente nelle loro mani, in grado di togliere più vite. Questo, tuttavia, sembra essere l’ultima preoccupazione della Food and Drug Administration (FDA) – un enigma dal momento che la missione dell’agenzia è quella di proteggere la salute pubblica assicurando la sicurezza, l’efficacia e la protezione” dei farmaci, ha dichiarato Kristan Hawkins, presidente della Students for Life of America (SFLA).