Bufera social per Fabiana Dadone, ministra delle Politiche Giovanili per il Governo Draghi. Nel mirino, in particolare, è finito un post su Facebook in cui la politica M5s è ritratta con i piedi sopra il tavolo del suo ufficio al ministero, visto che alle sue spalle compaiono le bandiere istituzionali. Le polemiche non riguardano, dunque, il messaggio che ha condiviso riguardo la Giornata internazionale della donnaMassimo Corsaro, ex parlamentare per il centrodestra, non è andato per il sottile: «Se fosse stato un uomo, a farsi ritrarre così in un ufficio in cui ci dovrebbe rappresentare tutti, lo avreste coperto dei peggiori insulti e nessuno avrebbe avuto l’ardire di protestare», ha scritto su Twitter pubblicando la foto e il tweet di un utente che ha criticato la scelta della ministra Fabiana Dadone. Quindi, è andato all’attacco: «Ora che fate, su questa ZOTICA non dite nulla?».
FABIANA DADONE, ATTACCHI PER FOTO DAL MINISTERO
Ma anche sotto lo stesso post della ministra Fabiana Dadone sono scoppiate le polemiche. «Ministro Dadone, se la sua intenzione è realmente impegnarsi per fare bene e soprattutto essere credibile agli occhi di noi cittadini, le consiglierei di togliere i piedi dal tavolo dell’ufficio del ministero che ha l’onore di rappresentante, perché le istituzioni sono una cosa seria», ha scritto un utente. Un altro ha osservato: «Le scarpe rosse nuove nuove per la foto con i piedi sul tavolo. Che geni i vostri comunicatori». Chi l’ha criticata ha puntato il dito proprio sull’atteggiamento mostrato in foto: «Dai ma le scarpe sulla scrivania sono rispetto e non c’entrano nulla con tutto il resto. Ancora di più se svolgi un ruolo istituzionale, io non le metto nemmeno sulla mia di casa». Diversi i commenti di chi l’attacca: «Stai in un ufficio della Repubblica Italiana, non nel salotto di casa tua». A turbare è il fatto che le istituzioni meritano rispetto, cosa che per molti utenti la ministra Fabiana Dadone non avrebbe avuto in questa circostanza, in cui avrebbe potuto mostrare le scarpe rosse simbolo della battaglia contro la violenza sulle donne con maggiore garbo e, appunto, rispetto delle istituzioni.