«Apprenderlo in quelle circostanze è stato ancora più doloroso», ha spiegato Fabiana Raciti sulla morte del padre Filippo nel corso dell’intervista rilasciata a Vieni da me, con la giovane che ha ripercorso il dolore provato dalla sua famiglia in quel tragico 2 febbraio di tredici anni fa. Fabiana ha aggiunto: «Il colpo mortale è stato il colpo contundente di un sottolavello. Quella sera furono tante le aggressioni subite dalle forze dell’ordine, sono immagini che non posso dimenticare né del pre né del post. Appena appresa la notizia, sono andata a vedere papà e gli ho dato l’ultimo saluto. Sono felice che oggi le cose siano migliorate e che la sua morte sia servita, non è possibile tollerare quella ferocia per una partita di calcio». Un ruolo importante lo ha rivestito la madre Marisa Grasso: «Ringrazio tantissimo mia madre per quello che ha fatto, non si è mai fermata e ha investito tutte le sue forze per proteggerci e per dare una voce che avrebbe dovuto avere mio padre. La adoro per ciò che è riuscita a fare, è riuscita a fare avere giustizia e sono felice che le cose siano migliorate. Ci sono ancora dei passi da fare, ma bisogna intervenire da un altro fronte, la cultura: abbiamo tutte le norme e tutte le procedure tecniche per prevenire certe forme di violenza, ma la prima prevenzione la poniamo in essere noi». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



FABIANA RACITI: “MIO PADRE FILIPPO UN BRAVO GENITORE”

Il 2 febbraio del 2007 morì l’ispettore capo della Polizia di Stato Filippo Raciti, ucciso nel corso degli scontri tra i tifosi di Catania e Palermo. Oggi ospite a Vieni da me la figlia Fabiana Raciti, che ha ricordato così il padre: «L’immagine della famiglia normale, mi manca la quotidianità, l’essere la classica famiglia italiana. Io ero un’adolescente, avevo 15 anni. Papà non era severo, era rigido per deformazione professionale ma era il migliore dei papà. Amava tantissimo fare il poliziotto, era nato per farlo: era un bravo poliziotto ed un bravo genitore, cercava di combinare i due talenti per trasmetterci dei valori, quanto lui quanto mia madre». La 28enne ha poi ricordato con emozione: «Il giorno del suo compleanno veniva in secondo ordine, era usanza che facesse regali a me ed a mio fratello, era un elogio a noi anziché a se stesso».



FABIANA RACITI A VIENI DA ME

«Si è preparati ad un certo rischio, noi stavamo in ansia: io ero più una bambina che una donna, non potevo immaginare quale catastrofi si celassero dietro il mondo calcistico. Quella sera c’erano stati dei sentori, un micro avvertimento che quella sera avrebbe preso una piega particolare», ha raccontato Fabiana Raciti, una tragedia avvenuta alla vigilia dei festeggiamenti di Sant’Agata, patrona di Catania: «Neanche questo è riuscito a placare la ferocia dei tifosi. Ci fu un aggravamento dell’odio alla vigilia dei festeggiamenti cittadini». La giovane ha poi continuato: «Quella sera ero uscita, avevo passato la giornata con gli amici ed il fidanzato: tornai a casa e c’erano mamma e Alessio (il fratello, ndr) svegli. Giocavano insieme e guardavano la tv, a volte riprendevano papà ma, temendo il peggio, ci si aspettava la qualunque. Mamma decise di lasciare accesa la tv, tornando vidi che c’era più una guerra civile che una partita di calcio. Ripresero i fumogeni, le scene critiche di quella serata: ricordo che tornai con l’amaro in bocca, ignara di vedere quelle immagini. La nota dolente fu che da un momento all’altro vidi una striscia rossa in cui c’era scritto “è venuto a mancare l’ispettore capo Filippo Raciti” ed appresi della morte di mio papà».

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