L’avvocato Fabio Anselmo è stato fondamentale nella battaglia di Ilaria Cucchi. La sorella di Stefano l’ha contattato dopo averlo visto in televisione mentre abbracciava la madre di Federico Aldrovandi. È stato lui a intuire la necessità di scattare le foto al cadavere di Stefano Cucchi e immortalare i sogni delle violenze subite: “la fotografia è qualcosa che non si può discutere”, spiega l’ospite a Domenica In. “Qualcuno ha provato a dire che non fosse vera, ma la fotografia è l’immagine del dolore, della violenza che ha vissuto Stefano. L’esigenza di documentarla prima che Stefano venisse sepolto – ha aggiunto Anselmo – veniva prima di ogni cosa. […] Avevo capito che la controinformazione, le fonti ufficiali, avrebbero avuto la meglio, avevamo bisogno di una fotografia che togliesse ogni possibilità di discussione, è terribile”. E sull’amore che oggi lo lega a Ilaria Cucchi, svela: “i momenti di difficoltà, quando non dividono finiscono per unire, li abbiamo vissuti insieme” (Agg. di Fabiola Iuliano)



Fabio Anselmo, il ruolo della politica nel caso Cucchi

L’avvocato Fabio Anselmo è sempre rimasto al fianco della famiglia Cucchi per ottenere la verità sulla mote di Stefano. L’iter processuale non è stato semplice e si è concluso con un nulla di fatto nella prima fase, ma il processo bis ha permesso di far emergere quanto accaduto davvero quella notte del 22 ottobre di dieci anni fa. “Dopo dieci anni di menzogne e depistaggi, in quest’aula è entrata la verità raccontata dalla viva voce di chi era presente quel giorno”, dice Ilaria Cucchi, la sorella della vittima, riferisce l’Ansa, “Sentivo il carabiniere Tedesco descrivere come è stato ucciso mio fratello e il mio sguardo cercava quello dei miei genitori che ascoltavano raccontare come è stato ucciso il loro figlio. È stato devastante, ma a questo punto quanto accaduto a Stefano non si potrà mai più negare”. Secondo il legale Anselmo, un ruolo particolare l’avrebbe avuto anche la politica italiana ed è anche sicuro che qualsiasi somma non permetterà ai Cucchi di ottenere il risarcimento per tutto ciò che hanno dovuto vivere.

FABIO ANSELMO, LE PAROLE SUI DEPISTAGGI DEL CASO CUCCHI

“La vicenda ha subìto un pesante condizionamento da parte della politica, specialmente all’inizio. La politica si è da subito interessata, in senso positivo ma anche negativo”, dice il legale a Il Corriere della Sera. Non è ancora tutto finito secondo l’avvocato Fabio Anselmo, difensore della famiglia Cucchi per il caso di Stefano Cucchi. Soprattutto se si considera il rischio di depistaggi, “iniziati nel 2009, sono continuati nel 2015 e anche nel 2018. E noi temiamo che continuino ancora. C’è il concreto rischio che ne possano emergere altri recenti”, ha detto all’Ansa. Tutti depistaggi che hanno impedito – e potrebbero farlo ancora – alla giustizia di fare il suo corso. Il prossimo 12 novembre ci sarà infatti la sentenza d’Appello per i cinque medici del Sandro Pertini di Roma, accusati di omicidio colposo, mentre due giorni più tardi, la Corte d’Assise chiuderà il primo grado per cinque carabinieri, due dei quali accusati di omicidio preterintenzionale.

FABIO ANSELMO E LA BATTAGLIA PER LA VERITÀ

Oggi Fabio Anselmo e la compagna Ilaria Cucchi saranno invece presenti nello studio di Domenica In per parlare del loro libro, pubblicato in questi giorni con la Rizzoli, ‘Il coraggio e l’amore – Giustizia per Stefano: la nostra battaglia per arrivare alla verità’. “Noi non siamo contro nessuno, noi siamo per le persone, per gli ultimi e anche per queste persone in divisa”, ha detto l’avvocato Anselmo durante il quinto memoriale per la morte di Stefano, riferendosi ai due poliziotti uccisi in Questura a Trieste. “Tirare in ballo le nostre battaglie sfruttando l’onda emotiva di questi assassinii è da macellai. È una cosa che travolge e manca di rispetto anche alle famiglie dei poliziotti. L’associazione Cucchi è un momento di gioia, è per il diritto alla vita, per l’uguaglianza davanti alla legge. Tutti dobbiamo essere processati ugualmente, anche se siamo in divisa o in camice. Siamo vittime non se veniamo processati ma se i nostri diritti vengono negati”, ha concluso nell’intervista al settimanale Oggi.