Personaggio eclettico del mondo dello spettacolo, Fabio Canino sarà anche per quest’anno a Ballando con le Stelle, dove affiancherà – come sempre – la ormai consolidata squadra di giudici composta dal ‘polemico’ Ivan Zazzaroni, dal’‘esperta’ Carolyn Smith, dalla ‘cattiva’ Selvaggia Lucarelli e dallo ‘stiloso’ Guillermo Mariotto. Lui, per inciso, è forse colui che più è in grado di fornire al pubblico un parere sulla ‘spettacolarità’ dell’esibizione, avendo esperienza un po’ in tutti i campi del cosiddetto ‘showbiz’, dal cinema alla musica. Proprio parlando dei suoi gusti musicali, in un’intervista a Supereva, Canino ha rivelato di essere un grande fruitore di brani “di una tristezza infinita”, che raccoglie tutti in una playlist a suo modo “meditativa”. In generale, però, non ha vere e proprie preferenze: “Nella mia library si passa da Raffaella Carrà a Mozart con molta nonchalance, dai Ricchi e i Poveri a Brahms. Però secondo me è così che dev’essere: la musica è bella perché è varia ed è proprio nella varietà che risiede la sua forza”.



Fabio Canino parla della ‘sua’ musica

Quanto invece alla fruizione, Fabio Canino ammette di essere un nostalgico del supporto fisico: “Certo! Adoro comprare i cd perché vuol dire toccare la copertina, leggere i ringraziamenti e i testi delle canzoni: io sono ancora di quella generazione lì”. Ciò comunque non vuol dire che disprezzi lo streaming (Spotify e simili): “Sicuramente lo utilizzo molto (…) anche offline: viaggiando molto in treno, dove non funziona mai il wi-fi, diventa anche un’esigenza. Inoltre, mi piace scaricare musica da un punto di vista legale corretto, anche perché adoro vedere le copertine e tutto il contorno”.



Fabio Canino: “In tv devi piangere o essere cattivo”

Quando i talenti della musica incontrano la televisione, è allora che nasce il talent show, per Fabio Canino un’opportunità per gli emergenti che al tempo stesso presenta anche dei limiti piuttosto chiari: “Devo dire che nel corso del tempo il format ‘talent’ ha scoperto dei grandi cantanti. Diciamo però che rispetto alla proposta e alla quantità di cantanti che vengono mostrati, la percentuale di quelli che emerge è molto bassa. È come se fosse un grande provino continuo, fino all’ultima puntata”. Lui che ci è dentro lo sa bene: “Il problema di questi programmi è che si finisce a puntare più sulla personalità e sulla storia della persona rispetto progetto artistico, ma questo è un problema di un po’ tutta la televisione. Devi piangere, devi essere cattivo, devi essere ribelle. Se sei bravo ma sei brutto o non hai una storia da raccontare, ti mandano via”. L’alternativa è quella di provare a farsi strada come artista indie; l’unica difficoltà, in questo caso, potrebbe essere legata al pubblico ‘geloso’: “Appena iniziano ad essere un pochino più mainstream, si sentono traditi. Invece no, credo sia un percorso normale e logico. Anzi, dovrebbero essere felici che questi artisti riescano a portare un messaggio a più persone. È chiaro poi che se cambi improvvisamente il tipo di musica e di testo, allora in quel caso sorge un problema”.

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