Fabio Capello e l’incubo del padre: “Ha vissuto l’orrore di…“
Fabio Capello, uno dei più illustri allenatori del calcio italiano, ha rilasciato una lunga ed intima intervista ai microfoni del Corriere della Sera. Non solo il calcio e la sua eccellente carriera nel mondo del pallone, ma anche un ritratto della sua vita, della sua infanzia e, in particolare, di suo papà Guerrino. Come rivelato, infatti, suo padre visse l’orrore dei campi di sterminio: “Era nato in Ungheria perché i nonni si erano trasferiti là nel 1915. Da capitano di artiglieria non aderì alla Repubblica di Salò, così fu fatto prigioniero. Ha vissuto l’orrore di sei campi di concentramento“.
Un traumatico capitolo di vita che Fabio Capello si è fatto raccontare da suo papà, e che si ricorda in ogni dettaglio: “I pacchi di cibo che mia mamma gli inviava non sono mai arrivati a destinazione. È sopravvissuto perché nell’ultimo periodo si cibava di patate. Mi ha detto che, fragili come erano, persino ridere poteva essere pericoloso, quasi fatale“.
Fabio Capello e gli insegnamenti del padre: “Quel monito…“
Da papà Guerrino Fabio Capello ha ereditato tanto. Nel corso dell’intervista, in particolare, ha ricordato qual è il più prezioso insegnamento da lui ricevuto: “Avevo 16 anni e da qualche mese mi ero trasferito a Ferrara per giocare nella Spal. Contemporaneamente studiavo all’istituto per geometri e per comunicare dovevo mandare due lettere la settimana a casa. Stavo attraversando un momento di spaesamento e avendo ridotto la corrispondenza mio padre se ne accorse. Un giorno uscii da scuola e me lo ritrovai davanti. Pensai “chissà come è arrabbiato””.
Alla fine, però, non ci fu alcuna punizione né lamentela, ma soltanto un messaggio importantissimo che l’ha aiutato ad affrontare la sua vita: “Mi disse una sola parola, “provaci”. Quel monito mi ha guidato per tutta la vita, per affrontare ogni sfida con coraggio“.