Il 18 luglio 1995 Fabio Casartelli moriva a causa di una caduta nella discesa dal Portet d’Aspet, salita dei Pirenei francesi affrontata nella 15^ tappa del Tour de France 1995: un incidente definito “banale”, ma che si portò via la vita del campione olimpico di Barcellona 1992 e soprattutto di un ragazzo di appena 25 anni e che il 13 maggio era diventato papà di Marco. Fabio Casartelli correva per l’americana Motorola ed era compagno di squadra di un certo Lance Armstrong, a sua volta ai tempi giovane talento in ascesa – che tre giorni più tardi avrebbe vinto la tappa di Limoges e l’avrebbe dedicata a Fabio. Casartelli aveva vinto l’oro olimpico a Barcellona 1992, ultima edizione ancora riservata ai dilettanti, ed era poi passato professionista nel 1993, ma naturalmente a Marco manca il papà che non ha mai conosciuto davvero.
In una intervista concessa alla Gazzetta dello Sport, Marco Casartelli ricorda l’unica foto che li ritrae assieme, qualche giorno dopo la sua nascita, sul divano di casa: “Lo guardo sempre. Nella sfortuna penso di essere stato fortunato per l’affetto che ho ricevuto da tutti. E ho avuto una brava mamma”. Marco però non va in bici e ha fatto sport solo per hobby: sta per laurearsi in graphic design all’Accademia delle Belli Arti di Rimini e da grande si vede grafico pubblicitario. La mamma è romagnola, vivono a Forlì e ad ottobre saranno alla tappa di Cesenatico del Giro d’Italia 2020, che ricorderà naturalmente pure Marco Pantani, e ‘pazienza’ se la sua grande passione è la musica.
FABIO CASARTELLI, IL FIGLIO MARCO: “UN GRANDE PER I SUOI VALORI”
Il ciclismo resta centrale quando si parla di Fabio Casartelli e non è da tutti avere un papà campione olimpico. Marco però giustamente sottolinea: “Non ricordo niente di lui però ci sono stati i racconti e le immagini in televisione, ma devo dire che non ho guardato molto le sue imprese sportive. Tutte le volte che ho chiesto di papà è stato più dal lato umano che sportivo”. Chi li ha conosciuti entrambi, dice che Marco assomiglia moltissimo a papà Fabio: “Mi sono sentito ripetere che sono uguale a lui, sia dal lato fisico sia caratteriale. Solare, gentilezza, bontà: papà è stato un grande, era più giovane di me e aveva già raggiunto grandissimi risultati sportivi. Ma prima di tutto era una persona che ha lasciato tanto bene a tutti. Sono orgoglioso di portare il suo cognome“.
Più che gli oggetti sportivi o i filmati su Youtube, “mi interessano i suoi valori, era voluto bene da tutti e ancora adesso gli vogliono tutti bene”. Marco Casartelli racconta del legame rimasto forte con Lance Armstrong anche se “da un po’ non lo sentiamo più” e soprattutto con Jim Ochowicz, team manager della Motorola che aveva preso Fabio Casartelli per la fatale stagione 1995: “Ci sentiamo ancora adesso via telefono e via email, è sempre stato molto presente”. In questo strano luglio 2020 senza Tour de France manca il ricordo che ogni anno la Grande Boucle tributa a Fabio Casartelli, ma di certo il mondo del ciclismo non si è dimenticato e mai si dimenticherà di lui…