Cantante, poeta, artista: Fabio Concato sarà nel salotto di Pierluigi Diaco in occasione della nuova puntata di Io e Te di notte. Protagonista da oltre quarant’anni della scena musicale italiana, Concato torna in tv per raccontare i suoi preziosi successi, alla luce dei suoi oltre quattro decenni vissuti sempre sulla cresta dell’onda, Concato, grazie alla profondità dei suoi testi, all’originalità dei brani e al mondo interiore che trasmette attraverso le sue note è stato spesso accostato a un poeta; lui, però, ama definirsi semplicemente un musicista: “un musicista – precisa però a Omdamusicale – che non ha studiato. Questa è cosa nota ormai”. Concato spiega infatti di essere “un musicista, che come dicono i miei amici musicisti, quelli veri, anche della musica lirica o classica, ha dentro di se tutto o quasi. Secondo molti – aggiunge inoltre l’artista – è stato un bene che io non abbia studiato”.



Fabio Concato: “Sono un musicista che non ha studiato”

Secondo Fabio Concato, sarebbe proprio l’assenza di studio il vero segreto del suo successo. Avvicinandosi a un metodo ben preciso, “il rischio era quello di cadere sempre nei soliti, come dire, stilemi, nei soliti temi musicali o nelle solite sequenze degli accordi”, spiega l’artista in una lunga intervista concessa a Carlo Zannetti per Ondamisicale.it; l’assenza di studio l’ha condotto invece a individuare un mondo interiore che gli consente di “essere sufficientemente originale e personale”. Proprio per questo, oggi ama definirsi soprattutto un musicista: “apertissimo – aggiunge nel corso dell’intervista – a qualsiasi tipo di esperienza musicale e all’ascolto di qualsiasi musica e da qualsiasi luogo essa provenga”. Fabio Concato ricorda inoltre il suo periodo di formazione legato a un’infanzia passata ad ascoltare il jazz accanto a suo padre, oltre a un’adolescenza tra “band rock, il jazz-rock, musica contemporanea, molta musica d’autore”.



Fabio Concato: “I rapper? Scrivono belle cose ma…”

Fabio Concato parla senza mezzi termini della musica di oggi, spiegando perché, a differenza dei brani più attuali, alcuni dei suoi successi riescano a essere gettonatissimi, anche a distanza di anni. L’esempio più calzante, svela il cantante a Claudio Donato per IlQuaderno.it, è il brano “Fiore di maggio”, che “deriva da una mancanza di autori, di musica, di melodia, di armonia”. Secondo la sua analisi la musica italiana in questi anni è “un po’ in balia” e anche se “qualcuno scrive anche delle cose intelligenti […] si ha la sensazione di ascoltare sempre la stessa cosa. Al punto che non riesco a capire chi stia cantando e che cosa”. Fabio Concato parla in particolare dei rapper, anche quelli di successo in grado di scrivere testi e musiche interessanti: “scrivono anche delle belle cose – spiega l’artista – ma sono molto poco cantabili. Manca anche un tipo di cultura musicale, che non significa conoscere un bemolle o una diminuita, ma è proprio un fatto interiore, di conoscenza, di ascolto di molta musica”.

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