Fabio Concato si è raccontato stamane in una bella intervista ai microfoni di Repubblica, in cui ha affrontato diversi temi. 70 anni compiuti da poco, ma ancora in pista, pronto a suonare la sua musica in tutta Italia: «Mi diverto ancora, e ancora mi sento un “facente parte” della produzione musicale. Si viaggia, si aprono e chiudono valigie, si va incontro alle persone, che poi è la parte più bella del gioco. Mi piace cantare ai concerti per chi è venuto lì e ti vuole bene». Una critica verso la musica di oggi: «Oggi esistono questi rapper, alcuni fenomenali, per carità, ma io fatico molto a leggere i loro testi con le orecchie, per così dire. Duecentomila parole tutte insieme appiattiscono una canzone: non credo che tra quarant’anni canteremo i brani più visualizzati oggi. Mi sembra manchi un po’ la musica».



E lo stesso vale per le cantanti femminili: «Temo di sì. Prendiamo le donne: a parte Madame, una fuoriclasse, una che appena senti due note pensi “questa è Madame”, quasi tutte sono ottime fotocopie di voci anche belle, però troppo simili». Fabio Concato ha quindi raccontato un aneddoto su Domenica Bestiale, una delle sue hit: «A un certo punto non ne potevo più. E mi torna in mente quello che mi disse Gino Paoli: “Questa canzone finirai per odiarla, perché dovrai cantarla per tutta la vita. Farà la fine di Sapore di sale. «In effetti, io e Domenica bestiale per un po’ ci siamo allontanati, però il pubblico quasi mi menava se non la cantavo. Io ci restavo un po’ così, finché ho capito che la gente paga il biglietto anche per lei. A mente fredda, devo ammettere che Domenica bestiale è la canzone per antonomasia, pressoché perfetta nella scrittura. Non sono un falso modesto».

FABIO CONCATO, LA SENSIBILITÀ E LA NIPOTINA

Fabio Concato è sempre stato considerato un cantante sensibile, e lui ovviamente ne va fiero: «Ha molto condizionato la percezione che si aveva di me, mi ha limitato. Quelli che usano gli occhi come li uso io mi hanno amato per questo, ma ad altri sono forse apparso stucchevole. Se sei sensibile non puoi diventare cinico. Mi dicevano: “Sei bravo, però ti manca un po’ di cattiveria”. Come se la cattiveria fosse un valore. La sensibilità costa fatica? Moltissima, è una questione fisica, logorante. Una lotta. Come dover restare dalla mattina alla sera con sé stessi, ascoltando sempre la propria voce. Alla fine è lunga».

Chiusura dedicata all’insegnamento di nonno Fabio Concato alla sua nipotina figlia di Fiore di maggio: «Lei è ancora piccola, ed è difficile trovare le parole giuste per spiegare un mondo a volte inspiegabile. Ma qualche punto fermo resta. Tipo: mai essere asettici, seguire sempre il proprio gusto e la propria natura. E ricordarsi che la buona creanza non è debolezza o mancanza di carattere. Essere gentili non significa essere co*lioni».