Ripartire dopo il Coronavirus sarà molto difficile per chi ha un ristorante: lo racconta Fabio Cortesi a Oggi, che ha intervistato il proprietario di ben sei ristoranti a Milano per capire quanto sia grave la situazione per il settore della ristorazione. In primis, sappiamo che il 4 maggio non sarà il giorno della riapertura per i ristoranti, che dovranno aspettare ancora. I dipendenti continueranno dunque a essere in cassa integrazione.
Il problema più temuto da Cortesi tuttavia è quello che potrà succedere anche quando i ristoranti saranno di nuovo aperti: “Non riusciamo a capire, a immaginare il futuro, perché non sappiamo quanto la gente avrà realmente voglia di uscire, rischiare… E poi sedersi al tavolo di un ristorante per mangiare”. La convivialità è un elemento fondamentale in un pranzo o cena al ristorante e purtroppo sappiamo bene quanto questo aspetto sia critico.
Cortesi ricorda che a fine febbraio, all’inizio dell’epidemia ma con i ristoranti ancora aperti, “lavoravamo un quarto di quanto eravamo abituati, soprattutto la sera”. Niente guadagni, ma affitti e personale comunque da pagare. Ecco poi la decisione di chiudere il 9 marzo “prima che il governo lo stabilisse, perché ci rendevamo conto di essere in pericolo, perché a casa avevamo tutti una famiglia da tutelare”.
FABIO CORTESI: PER I RISTORANTI FASE 2 NON RISOLVE PROBLEMI
Le sirene delle ambulanze facevano capire che ripartire il 3 aprile sarebbe stato impossibile, infatti i tempi si sono allungati parecchio e soprattutto “senza un vaccino è difficile immaginare una vera ripartenza”. Il rapporto con molti clienti affezionati dei ristoranti è rimasto, spiega Cortesi, ed è stato messo in piedi “alla velocità della luce” il servizio delivery “cercando di andare noi” a casa dei clienti, per quanto è possibile, garantendo il massimo della sicurezza ma anche “la nostra filosofia di ristorazione e la garanzia del nostro prodotto”.
Non si possono però recuperare così le chiacchiere con gli amici in tranquillità e anche con la riapertura i numeri saranno destinati a cambiare. Le limitazioni imporranno grandi riduzioni nel numero dei coperti disponibili, ma Cortesi ha il timore che nemmeno quelli possibili saranno riempiti tutti: “Mi chiedo chi abbia davvero voglia di andare al ristorante con le separazioni in plexiglas e l’obbligo delle distanze. Si lavorerà a pranzo perché chi lavora continuerà a mangiare fuori. La sera la vedo dura…”.
Cortesi si reputa comunque fortunato, il suo gruppo ha “le spalle larghe”, ma è seriamente preoccupato per chi ha piccoli locali. La crisi dei ristoranti sembra insomma destinata a non migliorare con la Fase 2, che anzi potrebbe portare alla chiusura di chi non sarà in grado di farcela.