E’ morto Fabio Cudicini, storico portiere del Milan, considerato uno dei più grandi estremi difensori della storia del calcio italiano. Aveva 89 anni e la notizia della sua dipartita è giunta nella giornata di ieri, 8 gennaio 2025. Una carriera luminosa la sua, prima alla Roma e poi al Milan, dove arrivò da “seconda scelta”, visto che il Diavolo avrebbe voluto puntare su Zoff, che però alla fine si accasò a Napoli. Quando varcò i cancelli di San Siro Fabio Cudicini aveva già 32 anni e all’epoca del suo trasferimento, gli anni ’60, un calciatore che aveva superato i 30 anni era ormai prossimo al pensionamento.
Il Corriere della Sera ricorda che al primo allenamento il tecnico del Milan, Nereo Rocco, conterraneo proprio di Cudicini (entrambi di Trieste), gli disse di andare a casa se non aveva voglia di lavorare, vedendolo forse poco partecipativo, ma lo stesso portiere del Milan racconterà che la sua non era mancanza di voglia o di impegno “Ma proprio non ce la facevo più”.
FABIO CUDICINI, IL TRASFERIMENTO IN ROSSONERO E LA GRANDE CHANCE
Un inizio non semplice per il portiere che aveva già lasciato la Roma poco tempo prima dopo un litigio con il tecnico Pugliese, con tanto di “svendita” al Brescia. Ma indossata la casacca del Milan, il portiere, invece di piegarsi alla sua carta di identità e agli acciacchi, decise di dimostrare a coloro che avevano creduto in lui che valeva la maglia da titolare del Milan: “La mia seconda carriera”, l’ha sempre definita Fabio Cudicini.
Era un Milan famiglia, ricorda ancora il quotidiano di via Solferino, con Trapattoni, Lodetti, ma anche un certo Gianni Rivera, il giocatore più forte del mondo all’epoca, senza dimenticare altre star come Schnellinger, Rosato a Anquiletti.
FABIO CUDICINI E IL MILAN DI FINE ANNI ’60
Cudicini quasi si “dimenticò” come si giocava in porta con il Milan, visto che per tutto il campionato 1968-1969 subì solamente nove gol, e un grande merito di una difesa assolutamente ermetica lo si doveva anche allo stesso portierone. Durante la sua permanenza a Milano si conquistò il soprannome di Ragno Nero, lui che con le sue braccia sembrava arrivare ovunque, e quella maglia indossata appunto di colore nero, un vero e proprio incubo per gli avversari.
Memorabile a riguardo il match di semifinale di Champions League contro il Manchester United in casa loro, nel mitico Old Trafford, quando Cudicini subì un trauma cranico dopo uno scontro di gioco, decidendo comunque di rimanere in campo parando l’impossibile: il Milan andò in finale e da Manchester si capì subito come sarebbe finita la gara contro l’Ajax. Quello in rossonero fu un corso magnifico, con lo scudetto, la Coppa delle Coppe e poi l’ultimo trofeo, la Coppa Italia del 1972. Mancò la maglia della nazionale ma resta comunque uno dei più grandi di sempre.