La puntata odierna de La Volta Buona si è aperta con una toccante intervista ad uno dei top model più noti a livello internazionale, Fabio Mancini. Un percorso professionale che però appartiene al passato, a vantaggio di un percorso di vita e spirituale che oggi lo porta ad essere una persona totalmente nuova. “Dopo 20 anni sulle passerelle del mondo, con la fortuna di lavorare con il maestro Giorgio Armani, diciamo che non ero felice. Quando giri il mondo, hai la fama, arrivi a domandarti il perchè di tante persone intorno ma del sentirsi comunque soli”. L’ex modello ha dunque spiegato: “Ho fatto un viaggio dentro me stesso arrivando a questo libro, 108 volte mi perdono”.



Proseguendo nel suo racconto nel salotto di Caterina Balivo, Fabio Mancini ha spiegato cosa lo ha portato ad intitolare il libro ‘108 volte mi perdono’. “E’ nato con Il viaggio in India, con le sessioni di meditazione, ho capito cosa stavo sbagliando. Ho lasciato il mio lavoro da 100 a 0. Se mi manca quel mondo? No, perchè non era il mio obiettivo diventare modello”. L’ex top model ha poi aggiunto: “Quando sei abituato a stare sui cartelloni, sfilata, ho sempre avuto l’impressione di dover dimostrare agli altri di essere il numero 1. A quel punto mi sono chiesto se fosse una dimostrazione per me o per gli altri”.



Fabio Mancini, il libro ‘108 volte mi perdono’ dedicato al nonno: “La sua data di nascita…”

Avviandosi verso la breve ma intensa intervista rilasciata a La Volta Buona, Fabio Mancini ha raccontato alcuni dettagli del percorso spirituale in India e di come, grazie al quel viaggio introspettivo, sia riuscito a riconoscere sé stesso. “All’inizio sono stato male, ho delle foto in cui piangevo. Il monaco tibetano che mi seguiva mi disse di resistere perchè poi sarei stato meglio. Oggi sono un uomo che ha fatto pace con se stesso, che è la cosa più bella. Sono fiero di aver capito che l’effimero mi ha dato la fortuna di fare un lavoro meraviglioso ma non è quello che sono”. Infine, una dedica speciale: “Questo libro lo dedico a mio nonno; scrivendo il libro ero con la mia manager e mi resi conto che il numero 108, dieci e otto, equivale alla data di nascita di mio nonno”.

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