Fabio Miradossa, lo spacciatore che vendette l’ultima dose di droga a Marco Pantani, ha le idee molto chiare su quanto avvenne al ciclista il 14 febbraio 2004. L’uomo torna protagonista questa sera, nel corso dello speciale de Le Iene in onda su Italia 1 e dal titolo “Le Iene presentano: com’è morto Marco Pantani”, durante il quale incontrerà in esclusiva la madre di Pantani, la signora Tonina. “Pantani non è morto per droga: è stato ucciso”, aveva riferito lo stesso Miradossa parlando per la prima volta ai microfoni della trasmissione di Davide Parenti dopo essere uscito dal carcere. La sua versione dei fatti sarebbe così decisamente diversa rispetto a quella ufficiale. L’uomo ha insistito: “Marco non è morto per cocaina. Marco è stato ucciso. Magari chi l’ha ucciso non voleva farlo, ma è stato ucciso. Non so perché all’epoca giudici, polizia e carabinieri non abbiano indagato a fondo. Hanno detto che Marco era in preda del delirio per uso di stupefacenti, ma io sono convinto che quando è stato ucciso era lucido”. Le sue dichiarazioni contribuiscono così a gettare nuove ombre sulla scomparsa prematura del “Pirata”.
FABIO MIRADOSSA, SPACCIATORE DI MARCO PANTANI: LA SUA VERSIONE
La morte di Marco Pantani resta legata alla figura di Fabio Miradossa. Fu lui a vendere l’ultima dose al ciclista ma ora le sue dichiarazioni riaccendono i dubbi mai sopiti della madre di Marco. La procura di Rimini ha chiuso il caso con l’archiviazione per overdose e i patteggiamenti di Fabio Miradossa e di Ciro Veneruso, l’uomo che concretamente portò a Pantani la dose letale di droga. Eppure, a 15 anni dalla sua morte è proprio il pusher napoletano che riforniva di cocaina Pantani ha ribadito le tante contraddizioni che le verità processuali non avrebbero mai chiarito. “Marco è stato al Touring (un altro hotel di Rimini), ha consumato lì e quando è ritornato al Residence Le Rose era lucido”, ha ribadito Miradossa ai microfoni del medesimo programma di Italia 1. Nella stanza del residence dove il ciclista fu ritrovato senza vita, erano rimasti vari segni di sniffate, un elemento messo in dubbio dal pusher che aveva specificato: “Marco non sniffava cocaina, era una cosa che gli faceva schifo. Lui la fumava e in quella stanza c’è solo traccia di cocainomani che sniffavano. Chi ha creato quella situazione non era informato bene… Tracce di fumatori di crack non ne ho viste, come bottiglie di plastica, carta argentata, bicarbonato per preparare il crack”. Il giorno della consegna dell’ultima dose, Miradossa incaricò il suo corriere poichè lui si trovava a Napoli in occasione del compleanno della nipotina. “Si è visto con Marco, ha fatto lo scambio ma non ha avuto i soldi, tanto tra a me e Marco non c’erano problemi, ci saremmo sistemati in un’altra occasione”, aveva detto in merito. Pur avendo definito Pantani un debole per essersi rifugiato nella droga, il suo spacciatore ha però escluso categoricamente che possa essersi suicidato: “Ma non scherziamo proprio!”.