Durante la cerimonia di d’apertura dell’anno giudiziario 2024 del Consiglio Nazionale Forense ha preso la parola, tra gli altri ospiti, anche Fabio Pinelli, Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, che davanti a colleghi e colleghe ha denunciato “la potenziale sottili interferenze” che danneggiano l’azione dei magistrati, ponendo in particolare l’accento sul fenomeno della “giustizia mediatica“. Un lungo ragionamento per esporre quale sia il ruolo che magistratura ed avvocatura devono avere in un “società sempre più conflittuale, centrate sulle spinte egoistiche”, oltre che sempre più soggetto delle interferenze citate dallo stesso Pinelli poco prima.



La influenze, analizza, “sono quanto mai insidiose e molteplici” a danno dell’indipendenza dei magistrati, che vanno “ben oltre le classiche ipotesi di patologica prossimità ad una delle parti”. L’efficienza e indipendenza del magistrato, continua Pinelli, “si misura proprio sulla capacità dello stesso magistrato “di resistere alle pressioni esterne“, tra le quali cita “il problematico rapporto tra legge e interpretazione, ma anche l’interpretazione soggettiva quando non ideologicamente orientata, sino ad arrivare a forme di disapplicazione di disposizioni legislative discutibili” ed, infine, ai già citati “guasti della giustizia mediatica”. In quest’ultimo contesto, denuncia il vicepresidente del Csm, “si smarrisce il senso autentico del processo come ricerca condivisa della verità per la suprema garanzia dei diritti, dell’onorabilità, della libertà e dove talora persino la vittima è fatalmente portata dalla logica mediatica ad assumere un ‘ruolo’ improprio, con il giudice e il pm sottoposti a gravi pressioni“.



Fabio Pinelli: “La moderna società chiede avvocati specializzati e giudici competenti”

Nel processo mediato e con tutte le pressione a cui magistrati e avvocati sono sottoposti, riflette ancora Fabio Pinelli, viene anche meno quel “contraddittorio [che] non è solo un astratto valore costituzionale” e che ora più che mai richiede “avvocati competenti” che siano in grado di dare un valore al dibattimento. “Solo con il contraddittorio la prova si forma nel concreto”, sottolinea, “solo così si può fare breccia contro l’ipotesi della pubblica accusa ed avere efficacia persuasiva agli occhi del giudice. I diritti in gioco nel processo”, ricorda Fabio Pinelli, “vitali per le persone, esigono giudici indipendenti ma anche avvocati all’altezza del loro compito”.



“A tal proposito un aspetto non secondario va anche ricercato nella specializzazione professione. Va certamente proseguita la riflessione sugli albi di specialità”, invita rivolgendosi direttamente alla platea, “in funzione dell’esercizio trasparente della professione a tutela dei cittadini che hanno il diritto di conoscere le competenze specifiche dell’avvocato”, perseguendo anche un “definitivo superamento della figura professione dell’avvocato generalista per preservare la qualità dell’attività professionale”. In conclusione, Fabio Pinelli ribadisce che “il diritto moderne richiede tanto magistrati preparati, quanto avvocati specializzati”, nel segno di “un nuovo approccio culturale dell’avvocatura. In una moderna società del conflitto l’efficienza della giustizia è il traguardo indefettibile per assicurare la decisione che rappresenta un obiettivo da raggiungere in un sistema di relazioni umane sempre più complesse”.