Dietro l’omicidio di Fabio Ravasio c’è la moglie Adilma Pereira Carneiro, che a sua volta ha coinvolto alcuni amici, uno dei suoi figli e pure il fidanzato di una figlia. Nel complesso, sono sei le persone coinvolte per inscenare l’incidente stradale del 52enne a Parabiago. Stando a quanto riportato dal Corriere della Sera, a due complici erano stati assicurati appartamenti, agli altri sarebbero finite porzioni di eredità, di un valore complessivo che si aggirerebbe sui 3 milioni di euro. L’omicidio è stato studiato in tre mesi, eppure l’Opel Corsa nera che lo ha investito, notata da alcuni testimoni, è risultata di proprietà proprio della compagna brasiliana, con cui Fabio Ravasio aveva due figli piccoli.
La donna nei giorni scorsi aveva pure lanciato un appello tramite un giornale locale per provare a trovare il pirata che aveva travolto il marito uccidendolo. Ma un complice, uno dei due “pali”, ha raccontato che la donna lo aveva contattato diverso tempo prima per spiegargli il suo piano di uccidere il marito, con cui continuava a vivere anche se la loro relazione era finita e non lo sopportava più.
Adilma Pereira Carneiro gli avrebbe detto che voleva impossessarsi dei beni di Fabio Ravasio e gli chiese di collaborare. A lui e agli altri propose in cambio una casa ciascuno a Parabiago. Ci sarebbero stati due incontri operativi e un sopralluogo sul posto.
I DUBBI SULLA DINAMICA DELL’INCIDENTE A PARABIAGO
Ma i carabinieri di Legnano e del comando provinciale di Milano, coordinati dalla procura di Busto Arsizio, da subito nutrivano dubbi sulla dinamica dell’incidente. Fabio Ravasio è stato investito in una zona con una buona visibilità e priva di curve: la bicicletta è finita sul guardrail, mentre il corpo è stato sbalzato oltre ed è finito in un terreno per poi morire in ospedale, dopo che un passante aveva allertato i soccorsi.
Una testimone ha raccontato di aver visto l’auto poco prima di percorrere la strada, eppure le telecamere di videosorveglianza l’hanno ripresa una volta sola, da qui la tesi che i due uomini in auto si siano fermati in una strada per aspettare il passaggio della vittima. C’è poi la targa risultata contraffatta e l’auto risultata uguale a una di proprietà della moglie, che alcuni anni prima era stata fermata con 12 kg di cocaina.
FABIO RAVASIO, LA SVOLTA NELLE INDAGINI
Il resto lo hanno fatto le intercettazioni, che hanno consentito di scoprire il resto della “banda”. Poi due complici hanno confessato, cioè i “pali” che hanno registrato i movimenti di Ravasio, un uomo di 45 anni e il fidanzato della figlia della “vedova nera”, quindi sono scattati i 6 arresti.
L’auto era stata occultata in un box nell’abitazione di una figlia, dietro alcuni mobili. Aveva il parabrezza danneggiato e sulla carrozzeria dei segni inequivocabili. Gli inquirenti sostengono che alla guida dell’auto ci fosse uno dei figli della sudamericana con al suo fianco un amico, invece un barista avrebbe avuto il ruolo di “regista”, ma comunque a ideare tutto sarebbe stata la donna.