Il nuovo libro di Fabio Volo non è ancora uscito e già fa discutere. In realtà la bufera è scoppiata perché è uscito su Amazon prima che nelle librerie. “Una gran voglia di vivere” è infatti in uscita il 22 ottobre per Mondadori, ma i lettori possono già acquistarlo su Amazon. Lo ha annunciato tra l’altro lo stesso scrittore in una storia su Instagram. La reazione dell’Associazione dei Librai Italiani è stata immediata e furente. «Il fatto è estremamente grave e certifica quanto da tempo noi librai di Ali Confcommercio denunciamo, ovvero che il sistema distributivo del libro in Italia non garantisce per assenza di regole un’equa parità distributiva e di condizioni di mercato», ha dichiarato il presidente Paolo Ambrosini. L’accusa è rivolta al sistema distributivo italiano, visto che Amazon ha ricevuto il libro dall’editore Mondadori, mentre alle librerie verrà consegnato il 22. Non manca un attacco indiretto ad Amazon, a cui il mondo editoriale «ha scelto da tempo di dare più spazio, servizi e attenzione commerciale».
FABIO VOLO, LIBRO SU AMAZON PRIMA DELLE LIBRERIE
L’Associazione Librai Italiani critica il fatto che ci sia «scarsa attenzione e considerazione verso quel segmento distributivo che ne ha consentito sin qui la crescita e lo sviluppo, ma che è anche presidio promozionale per il libro e la lettura nel nostro paese». Il presidente Paolo Ambrosini si rivolge anche a Mondadori e Fabio Volo, nella speranza che la casa editrice intervenga «per ristabilire l’equità distributiva, risarcire i librai italiani per il danno economico e d’immagine subito». Invece dallo scrittore si aspetta che «riconosca il ruolo delle librerie e dei librai italiani nel successo dei suoi libri». In ogni caso l’Associazione Librai Italiani invierà una segnalazione alle autorità di controllo e garanzia del mercato, oltre che alle istituzioni, nella speranza che ci sia in intervento per evitare «comportamenti commerciali e distributivi lesivi della concorrenza, motivo principale nel tempo della chiusura di 2038 tra librerie e cartolibrerie dal 2012 al 2016 (ultimi dati istat disponibili), con la perdita di più di 4000 posti di lavoro».